Questa dei Quanah Parker è una storia che viene da lontano,
inizia nel 1981 e va a tingere nel contesto sonoro denominato New
Prog. Provenienti dalla scena musicale veneziana, si sciolgono nel
1985. Il tastierista fondatore si chiama Riccardo Scivales, autore
anche di numerosi libri musicali oltre che compositore ed arrangiatore.
Una storia che ha lasciato il segno in ambito più locale che
nazionale e questo è un dato dettato dal momento in cui si
espongono al pubblico, gli inizi degli anni ’80, di certo il
momento più buio per il Progressive Rock. Sappiamo bene che
dal 1983 gli inglesi Marillion e soci riportano l’attenzione
sul movimento, un ritorno più che altro dettato da influenze
Genesis e Pink Floyd su tutte. Nel caso dei Quanah Parker invece il
percorso sonoro viene più influenzato da realtà nostrane
come le Orme, non a caso hanno una collaborazione dal vivo con il
tastierista Tony pagliuca, tuttavia anche il panorama inglese vintage
viene revisionato, soprattutto nelle soluzioni alla Yes.
Alessandro Monti (Diplodisc) all’interno del booklet di accompagnamento
del cd, racconta dettagliatamente il percorso della carriera e qualche
aneddoto. La band si riforma nel 2005 con una nuova formazione, pur
restando fisso il fulcro portante Riccardo Scivales e con essa la
voglia di riproporre il percorso sonoro annoso, questa volta dettato
dall’esperienza acquisita nel tempo. Mentre negli anni ’80
la formazione era composta da Riccardo Scivales (tastiere e cori),
Roberto Noè (chitarra e voce), Stefano Corvis (chitarra ritmica),
Roberto Veronese (basso) e Giuliano Bianco (batteria), nel 2005 i
componenti oltre Scivales sono Elisabetta “Betty” Montino
(voce), Giovanni Pirrotta (chitarra), Giuseppe Di Stefano (basso)
e Paolo “Ongars” Ongaro (batteria).
L’idea di mettere una voce femminile in questo stile Prog è
di certo da apprezzare, in quanto non se ne sentono poi molte in questo
panorama sonoro prettamente di nicchia.
Il cd è formato da undici tracce più una bonus track
ricavata in registrazione originale nel 1984. Il disco non può
che aprirsi con il pianoforte di Scivales, in “Chant Of The
Sea-Horse”, supportato dal coro di Betty, breve intro toccante
ed introspettiva. Si entra nell’Art Rock con “No Time
For Fears”, cantato in inglese ed ovviamente legato agli stilemi
del genere, cambi di ritmo compresi e quello che appunto ne scaturisce
è la presenza di una ferrea e preparata sezione ritmica.
La voce impostata di Betty è di personalità, certamente
non scontata e aggiungerei “nuova” in questo contesto.
Buona la chitarra di Pirrotta in “Quanah Parker”, altro
movimento arioso e di carattere.
L’amalgama della band viene alla luce in “Sailor Song”,
movimento all’unisono che dimostra anche la passione per certe
soluzioni all’italiana, quando dal 1971 in poi anche da noi
il Pop (non si chiamava ancora Progressive) contava qualcosa. Più
ricercato e con un inizio stile Area e Perigeo, giunge lo strumentale
“Flight”, altra dimostrazione di cultura assimilata e
buona tecnica a disposizione, vetrina per il basso di Giuseppe Di
Stefano. Si torna nel New Prog con “The Garden Awakes”,
mentre “After The Rain” è delicata e comunque richiama
in me alcune fasi dei Genesis, quelle più settembrine. Per
chi scrive, uno dei momenti più alti di “Quanah!”.
“Asleep” si avvicina più al cantautorato e spesso
(per chi li conoscesse) mi richiamano i Paatos e comunque bellissima
la prova vocale nelle coralità di Beety. “Silly Fairy
Tales” sono immagini sonore in movimento, cambi di ritmo ed
umorali. Altro frangente ricco di buoni arrangiamenti è “People
In Sorrow”, mentre “The Limits Of The Sky” chiude
degnamente questo piccolo gioiello sonoro che potremmo scherzosamente
soprannominare “Macchia Del Tempo”. La bonus track “Sheen
Menn” mette già in evidenza la capacità del combo
nel 1984.
Complimenti alla Diplodisc per aver portato oggi alla conoscenza del
pubblico questa realtà Prog e non solo, perché sono
convinto che “Quanah!” piacerà a tutti gli amanti
della musica in generale. Sbagliato ghettizzarlo! MS
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Fantastici
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