Rock Impressions
 

INTERVISTA AI PINEAPPLE THIEF with Bruce Soord (versione inglese)
di Massimo Salari e Giancarlo Bolther

Vuoi partire con un po’ di storia del vostro gruppo?
Ho dato vita ai The Pineapple Thief nel 1999 come studio project con l’etichetta Cyclops (che è stata la nostra etichetta fino ad oggi). All’inizio ero da solo, io e il mio studio. Il progetto non aveva ancora un nome e questo non era la condizione ideale per far partire un nuovo gruppo. Così una volta, mentre guardavo il film intitolato 'Eve's Bayou', ho visto una bambina nel film grida “…è un ladro di Ananas!” (Pineapple Thief) e subito ho pensato “Cavolo, lo uso!”. Da allora ho scritto sette album, mi ci vorrebbe un giorno intero per scriverti tutto quello che è successo nel frattempo. La band al completo è insieme dal 2003. Ci divertiamo tantissimo e siamo molto felici della risposta dei nostri fans.

Come vi siete trovati con la K Scope e perché avete rotto con la Cyclops?
È bellissimo lavorare con la K Scope, e mi sento veramente viziato. Devo molto alla Cyclops, ma loro non avevano abbastanza risorse per promuovere i propri artisti. Sapevamo entrambi che i The Pineapple Thief avevano raggiunto la dimensione giusta per passare con una label più grossa. Tutto ha preso il via quando Steven Wilson ci ha voluti con la K Scope dopo aver ascoltato “Little Man”. Gli devo una grande birra (o una limonata).

Possiamo considerare “Tightly Unwound” come il seguito di “What We Have Sown”?
Buona domanda. Credo che il modo migliore di guardare a “WWHS” sia di considerarlo come un bonus di “Tightly Unwound” di otto settimane dopo. Per chi non lo sapesse, io ho scritto dei bonus disc con “Variations” e “10 Stories”, dove ho impiegato otto giorni per scrivere e registrare l’intero disco. Il disco è stato composto la scorsa estate come regalo d’addio alla Cyclops e ha richiesto otto settimane da quando ho iniziato a lavorarci fino alla fine. Ecco perché c’è un brano che dura ventisette minuti, è stato l’unico modo per poter finire il disco in tempo. Volevo che “Tightly Unwound” uscisse per la K Scope, ma non volevo al tempo stesso dare alla Cyclops 60 minuti di hoovers, non dopo nove anni di rapporto.

Mi puoi dire qualcosa di più delle canzoni di “Tightly Unwound” e a cosa ti sei ispirato per comporre i testi?
Dietro c’è un concept, ma è piuttosto astratto. Buona parte della canzoni trattano di quello che ho provato dopo che mia moglie ha dato alla luce i gemelli in buona salute, era il febbraio del 2007. “Little Man” parla della morte del nostro primo figlio (che disgraziatamente è vissuto solo cinque giorni). La gravidanza dei gemelli è stata piuttosto stressante, perché dopo diciotto settimane abbiamo scoperto che stavano già cercando di uscire fuori! A quel punto ci hanno detto che era tutto “finito”, fino a che uno specialista non ha deciso di tentare un’operazione rischiosa per trattenerli dentro. Per farla breve abbiamo tenuto i gemelli nella bambagia per ben trentasei settimane e alla fine sono nati sani. Il senso di sollievo che abbiamo provato alla loro nascita è stato immenso e così ho pensato che la cosa migliore era di racchiudere tutte queste emozioni in un bel set di brani. Credo che questo sia il motivo per cui per me il 2008 è stato così prolifico. Quindi sì, questo probabilmente raccoglie tutta l’ispirazione, attraverso varie ombre chiare e scure.

Sono stato molto colpito dell’eterea bellezza di canzoni come “My Debt to You” e “And So say All Of You”, mi puoi dire qualcosa di più di questi brani?
Grazie! Era qualcosa per cui mi sono dato da fare, ma senza sapere esattamente quali fossero gli ingredienti giusti. “Debt” ha richiesto una lunga gestazione per arrivare al risultato finale. Qualche volta è molto più facile scrivere velocemente un pezzo rock potente e aggressivo. Quando invece cerchi di comporre delle melodie semplici e vuoi descrivere dei sentimenti non puoi nasconderti, quindi devi lavorare con molta più attenzione. In un modo simile, è come si sviluppa nella parte centrale “So Say”, che è uno dei miei brani preferiti da suonare sia live che in studio. Mi ricordo ancora il momento in cui ho avuto l’ispirazione per combinare accordi e melodie (le combinazioni migliori si presentano veloci) ho provato una sensazione fantastica. Come compositore capisco sempre quando un’idea trova la sua realizzazione, ma questo avviene a un livello subconscio, non saprei proprio dire da dove viene questa capacità di ottenere il risultato finale in modo così perfetto.

Ho tutti i tuoi dischi e ho notato che col tempo sei diventato più diretto e ricercato al tempo stesso, mi puoi parlare della tua evoluzione artistica a partire da “Abducting The Unicorn”?
È una domanda interessante, perché recentemente ho riascoltato “Abducting” dopo molti anni. Mi sono piacevolmente stupito di sentire come sono andato lontano nel mio progresso artistico e a essere onesti mi sono anche inorridito ascoltando alcuni dettagli che avevo trascurato, a livello di produzione. Da un punto di vista vocale, la mia voce è molto migliorata, anche se ho dovuto fare un sacco di noiosissimi esercizi di respirazione. Anche il songwriting è migliorato, senza dimenticare la produzione e il lavoro di engineering. Mi sento anche molto più soddisfatto delle cose che esprimo adesso a livello di testi. Tutto sommato sono molto contento di essere ancora in crescendo (almeno questa è la mia opinione).

In brani come “The Sorry State” mi è sembrato di sentire influenze di gruppi come i Radiohead, è una coincidenza o ti piacciono musicalmente?
Si, mi piacciono molto i Radiohead, ma ovviamente non li vorrei mai copiare a livello cosciente. Anche altre persone, non molte, hanno detto che “Sorry State” ricorda le cose dei Radiohead (di The Bends). Ma io non ho mai avuto questa impressione. A livello subliminale credo che tutti gli artisti siano influenzati da qualcosa. La tua osservazione dipende da questo.

Secondo me il brano “Little Man” segna un importate punto di evoluzione del vostro sound, mi puoi dire qualcosa di più sulla sua genesi?
Ti sono molto grato per quello che hai detto. Non puoi immaginare quanto questo album abbia diviso i nostri fans. Io sono molto orgoglioso di questo disco, ma molti vecchi fans, che considerano “Variations” come il nostro miglior lavoro, non prendono in considerazione questo album. “Little Man” ha segnato il punto nella mia vita in cui ho cominciato a essere contento di quello che scrivevo. “10 Stories”, anche se un buon album, è stato problematico perché mi ero impantanato con la tecnologia della registrazione. Prima di cominciare “Little Man” mi sono costruito in casa un bello studio e ho rinnovato parecchia della strumentazione. L’idea era fare in modo che la tecnologia non ostacolasse mai più il processo creativo. Mi sentivo rilassato e credo che questo si avverta nel modo in cui ho scritto la musica. Forse molti non hanno colto perché per comunicare il messaggio mi sono affidato a strutture, testi e melodie semplici. Comunque tra tutti gli album dei TPT questo per me resta uno dei preferiti.

Mi sono piaciuti molto i brani più lunghi, come “Different World” e “Too Much To Loose”. Quanta improvvisazione c’è nella tua musica?
In genere scrivo le canzoni con la chitarra acustica. Canticchio e strimpello. Però mi ricordo che con quei due brani mi sono ritrovato a improvvisare qualcosa in studio. Faccio e rifaccio alcuni accordi di chitarra, mi stappo una bottiglia di vino e vedo dove mi porta la canzone. Una session quando è così mi diverte un sacco. L’unico svantaggio è che spesso ci vuole parecchio di più per arrivare ad avere un pezzo finito. E va giù troppo vino, vedi “Jazz Odissey” su Spinal Tap.

Come nel caso dei Porcupine Tree, è difficile classificare la vostra musica (farlo non è necessario, ma a volte è utile). Come consideri i The Pineapple Thief nella scena musicale? Avete punti in comune coi i Porcupine Tree?
A essere onesto mi fa piacere che sia difficile classificare la mia musica! Non penso che assomigli a nulla di ciò che sta facendo Steven Wilson. In ogni modo posso capire i paragoni in quanto entrambi facciamo rock progressive. Per cui, se tu paragonassi me e lui alle Spice Girls, tanto per dire, allora ok, potrei dirti che occupiamo un posto simile. Comunque è dura. Come mi considero nella scena musicale? Se devo essere onesto non è che ci pensi molto.

Attualmente gli artisti prog che vengono dal Regno Unito sono molto pochi e la scena è povera se paragonata al quella del passato. Tu come vivi questa situazione?
In realtà è un bene per quelli come me, perché c’è meno concorrenza! La scena inglese è molto introspettiva e siccome “progressive” è stato inteso come un eccesso di “prog”, era da sfigati ammettere certe influenze, si rischiava quasi il suicidio professionale. Sono cresciuto ascoltando un mucchio di band prog degli anni Settanta (a scuola mi hanno preso per uno strano a causa di questo) ma mi piace anche la musica contemporanea. Credo che questo spieghi un bel po’ il sound dei TPT.

Che cosa pensi dell’attuale scena progressive?
Se si considera l’Europa come un unico territorio allora sembra molto in salute. Naturalmente ci sono i più grandi, come i Porcupine Tree, gli Opeth, i Riverside ecc. Ma ci sono anche un sacco di altri gruppi che stanno producendo del prog realmente credibile e questo mi fa davvero piacere. Non sono mai stato un fan del neo-prog che ha dominato la scena durante gli anni Ottanta e Novanta. Sono contento che la scena si sia mossa.

Secondo te, chi ha scritto la musica più importante della storia del rock progressive? Qualcosa come “i migliori dischi prog di tutti i tempi”…
Ok, i sette album prog della mia gioventù (in nessun ordine, non chiedermi di scegliere!)
Dark Side of the Moon (Pink Floyd)
Crime of the Century (Supertramp)
Tales of Mystery and Imagination (Alan Parsons Project)
Wish You Were Here (Pink Floyd)
The Yes Album (Yes)
Voyage of the Acolyte (Steve Hackett)
The Geese and the Ghost (Anthony Phillips)

Musicalmente parlando, dove andranno i TPT nel prossimo futuro?
Io ho passato l’estate a rimuginare su cosa farò dell’ottavo disco del TPT. Di sicuro userò di più la chitarra e caricherò sugli strumenti più duri (senza avventurarmi troppo nel metal). Sto anche pensando di usare di più le orchestre, adesso abbiamo un po’ di soldi da spendere. Poi c’è in progetto di suonare dal vivo molto di più, specie in Europa.

Nella tua discografia c’è un album o un brano in particolare che preferisci? In caso puoi dirci perché?
È dura scegliere. Come artista potrei dirti che la cosa più emozionante è il “qui e ora”. Ecco perché il mio album preferito in questo momento è “Tightly Unwound”. Comunque “Little Man” ha un posto molto speciale nel mio cuore (e ce l’avrà sempre). Il brano preferito? Ora come ora è “Different World”.

Tanta gente dice che la musica del passato era migliore di quella di oggi. Io non sono d’accordo (almeno non in tutti i casi). Tu che ne pensi?
La penso come te. Certo non ci saranno più altri Beatles, o altri Led Zeppelin, o altri Floyd e nemmeno altri Radiohead. Ma è pure comodo essere nostalgici del passato. Una cosa va detta, era più facile essere innovativi negli anni Sessanta e Settanta. Bisogna farsene una ragione, per quanto riguarda batterie, bassi, chitarre voci e tastiere c’è molto meno da scoprire. Ma in fondo è qui che sta la sfida.

Qual è la più grande soddisfazione che ti sia capitata nella tua carriera musicale?
Ho avuto molti bei momenti in questi ultimi dieci anni. Se ne dovessi scegliere uno ti direi la prima volta che abbiamo suonato dal vivo. Era l’estate del 2003, facevamo da supporto ai Caravan al Whitchurch festival, nel Regno Unito. È stata quella la prima volta in cui mi sono reso conto che c’era veramente della gente là davanti, della gente vera, che amava la nostra musica. Abbiamo suonato, poi fuori scena guardavamo il pubblico con occhi così, era sorprendente la risposta della gente, abbiamo suonato ancora e di nuovo a meravigliarci per la fila che si era formata intorno allo stand dei nostri prodotti. In quel momento mi sono reso conto di essere fortunato.

Grazie per il tempo che ci hai dedicato. Adesso puoi chiudere l’intervista come meglio credi, con una riflessione, un saluto…
Grazie a te per la qualità delle domande! Ora sono fuori per una birra, farò un brindisi alla tua salute e alla salute di tutti quelli che cercano musica nuova.

MS e GB

R
ecensioni: Tightly Untold; Someone Here Is Missing; All the Wars; Magnolia

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