Terzo album per la band greca che annovera due nuovi ingressi fra
le proprie fila, ovvero Bob Katsionis (ch, tast - Firewind) ed il
cantante americano Chandler Mogel, mostrando continui miglioramenti
sia compositivi che di sound, toccando con "Get Serious"
il loro momentaneo top artistico.
"Death Rock" è un inizio anfetaminico, condotto dall'indomita
sezione ritmica formata da Sverd (bs) e George Kollias (bt - Nile),
su cui svetta la potente ugola di Mogel e le affilate chitarre di
Katsionis e Jim Scordilis, un heavy rock dal refrain molto melodico,
anche se personalmente avrei convogliato diversamente tutta la 'furia'
che caratterizza la strofa, e le mie aspettative trovano riscontro
nelle successive "I Was So Blind" (ascoltate le melodie
iniziali ed il refrain e ditemi se non vi ricordano - in chiave hard
rock ovviamente - alcune melodie di Gigi D'Alessio!!!) e "One
More Time", con sonorità che mixano spunti heavy rock
con altri più tipici dell'AOR.
"Bury The Knife" e "Like A Dream" si focalizzano
su un hard rock melodico più meditato e raffinato e qui si
possono meglio godere le peculiarità degli ateniesi che si
avvicinano in questi casi ai primi Bad Habit. Dopo tanta elettricità
è il momento della canonica ballad che prende forma in "It
Really Doesn't Matter", carino lento che purtroppo Mogel non
interpreta con la dovuta duttilità. La sua voce, infatti, risulta
più adatta ad arena rocker come le dinamiche "A While
To Go" o "All In Vain", o il melodic rock pomposo di
"Another Kind Of Angel".
Dopo la strumentale titletrack, sfogo per i virtuosismi soprattutto
dei chitarristi, arriviamo alla sferzante ed aggressiva "Toy
Soldiers", sulla quale suona l'ospite Mike Orlando (ch - Adrenaline
Mob), mentre le ultime note spettano alla rivisitazione dell'hit pop
anni ottanta "Enola Gay", tutto sommato piuttosto divertente.
Considerando l'album nel suo insieme, non mi ha convinto la scaletta
che vede tre simil-power-metal songs all'inizio, per poi concentrarsi
maggiormente su altre forme musicali a mio giudizio più congeniali
alla band.
Qualche buono spunto, segnali di vita e di miglioramento rispetto
ai precedenti due albums, ma c'è ancora da lavorare per trovare
una buona quadra della strada da percorrere. ABe
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