Rock Impressions
 

INTERVISTA AGLI O.R.K. rispondono Lorenzo e Carmelo 08/04/2019 Cremona

Lorenzo, ho letto un po’ la tua biografia, ma volevo sentire dalla tua voce come si è evoluto il tuo percorso artistico…
Lorenzo: In modo un po’ schizofrenico, nel senso che fin da piccolo non ho mai ascoltato due volte la stessa cosa. Devo tutto musicalmente a mio fratello, che ha sette anni più di me. Mi ha cresciuto anche musicalmente, ascoltavo tutto quello che lui ascoltava, perché gli rubavo le cassette e lui me le faceva trovare in modo che io gliele potessi rubare. Quindi passavo dai Talk Talk, che ho adorato alla follia, fino a cose più rock come i Suicidal Tendencies, poi siamo passati dalla fase Motorpsycho. L’unica cosa che non ho preso da lui è stata la musica classica, ci sono arrivato dopo in modo spontaneo, per passione personale. Quando ho iniziato a scrivere colonne sonore, mi sono appassionato anche di musica classica.
Così sono arrivato agli anni del liceo dove già avevo iniziato a capire che mi interessava comporre musica. Rubavo le cassette di mio fratello e lui si arrabbiava mortalmente perché le mettevo nel walkman e sbagliavo tasti, in pratica mettevo un player in riproduzione e uno in registrazione e cantavo sopra le cassette. Evolvendo questa cosa ho scoperto che se imparavo a suonare la chitarra potevo registrare un giro e usare queste due mangiacassette per incidere sopra delle cose, poi ho iniziato ad usare le pentole per fare la batteria, ricordo che i miei vicini di casa mi odiavano per questo. Così ho cominciato ad intuire cosa potesse essere la registrazione, il multiraccia, queste cose mi interessavano sempre di più. Ho dato vita ai primi gruppetti ed era tutto molto incentrato sul rock. Sui vent’anni ho avuto la fortuna di conoscere Giovanni Lindo Ferretti (CCCP, C.S.I., P.G.R.), che mi ha portato in giro con lui per circa dieci anni su e giù dai palchi per concerti di diverso genere, fu in questo periodo che iniziai ad interessarmi molto alla scrittura di colonne sonore. Mi sono iscritto al conservatorio con l’idea di cominciare ad annusare l’atmosfera classica e poi sono finito a diplomarmi come cantante lirico. Ho interpretato Puccini e Verdi ma non è stato niente di pensato. Questo per dire che non ho avuto un piano in mente, semplicemente mi sono messo a fare delle cose, ho avuto i contatti giusti per poter fare questo mestiere per lavoro. Da lì ho iniziato a diversificare in vari settore, non mi è mai interessata solo una cosa, solo rock, solo elettronica o solo classica, mi piace fare tutto.

Dimmi qualcosa di più su come hai iniziato con le colonne sonore.

Lorenzo: La prima cosa in assoluto che ho fatto è stata un’installazione artistica di un’amica fotografa che doveva presentare un video alla Biennale di Venezia. Il musicista con cui aveva preso accordi aveva fatto un pessimo lavoro, allora siccome mi conosceva mi aveva proposto di farla io e le è piaciuto tantissimo, la cosa è venuta molto bella e da lì ho iniziato e non ho più smesso. Poi i contatti sono aumentati e ho lavorato soprattutto all’estero. È una cosa che continuo costantemente in parallelo con gli altri progetti.

Com’è nata la vostra collaborazione?
Carmelo: È nata da un’idea di LEF (ndr. acronimo di Lorenzo). Circa quattro o cinque anni fa, ero in vacanza in Sicilia a casa dei miei genitori…

Ma vi conoscevate già?
Carmelo: Sì ci conoscevamo, ma non avevamo mai avuto modo di suonare insieme. Mi disse se mi andava di fare qualcosa insieme e che voleva coinvolgere Pat Mastellotto dei King Crimson e Colin Edwin dei Porcupine Tree. Come ho sentito i loro nomi l’ho mandato a quel paese e ho buttato giù il telefono pensando ad uno scherzo. Ero in vacanza ed ero mentalmente troppo distante. Allora mi ha mandato un messaggio dicendomi che la cosa era seria e di rispondere al telefono.

I Marta sui Tubi sono stati la tua prima band o hai avuto altre esperienze prima?
Carmelo: Sì sono stati la mia priva “vera” band. Ho iniziato a suonare verso i tredici, quattordici anni giù in Sicilia e ho iniziato a farmi le ossa, ma la era ancora più difficile.

Ci sono ancora i Marta sui Tubi?
Carmelo: Esistono ma siamo tutti, più o meno, d’accordo per stare fermi.

L’idea di fare il tuo disco solista insieme a Lorenzo?
Carmelo: L’idea è venuta a Lorenzo, alla fine le idee buone le ha sempre lui, nel bene e nel male. La brutta notizia è che interpella sempre me! Visto che in quel periodo dovevo stare fermo per tre o quattro mesi, avevo appena fatto un disco con i Dunk, un progetto dove suono con i fratelli Ettore e Marco Giuradei e il batterista dei Verdena Luca Ferrari, poi si è aggiunto anche Riccardo Tesio dei Marlene Kuntz. Quindi avevamo alcuni mesi di pausa per organizzare il tour e io avevo già delle cose pronte, così Lorenzo mi ha detto “perché non inizi a pensare a un tuo disco?”.
Lorenzo: Siccome ho imparato a conoscerlo nei tre anni di lavoro con gli O.R.K., sia per come suona la chitarra, sia per come usa la voce, e ho capito le cose che aveva da esprimere, gli ho chiesto come fosse possibile che non avesse ancora pensato ad un disco solista e gli ho detto “sei proprio scemo” e lui mi ha risposto “sì sono proprio scemo”. Così ha iniziato a lavorarci. A me sembrava una cosa scontata che dovesse farlo.
Carmelo: Per me non era scontato perché mi sono sempre reputato un chitarrista, ho scritto con i Marta.

Hai vinto anche un premio come miglior chitarrista acustico…
Carmelo: Sì, ma perché erano tutti ubriachi in giuria.

Ti ha sorpreso quindi questa cosa?
Carmelo: Sì perché ho conosciuto negli anni chitarristi veramente validi e ho pensato “perché io”. Non so nemmeno leggere la musica, sono solo molto istintivo, non c’è tecnica.

E invece della tua partecipazione a Sanremo?
Carmelo: Minchia stai tirando fuori delle cose che mi fanno male.
Lorenzo: Chiedigli di Dalla, aspetto questa domanda da sempre, non me ne ha mai voluto parlare.

Dalla ci manca tantissimo, come tutti quei cantanti della sua generazione, che hanno lasciato un grande vuoto.
Carmelo: Quel tipo di artista che adesso non esiste più, è rimasto Battiato, si contano sulle dita di una mano, penso a De Gregori, quelli che avevano veramente qualcosa da dire e l’hanno detto in una maniera molto naturale e diretta, adesso è tutto abbastanza camuffato. Tre anni prima della sua morte Dalla era venuto ad un paio di nostri concerti (Marta sui Tubi) a Bologna e con la sua sedia si era messo in prima fila, allora Giovanni l’ha invitato a salire sul palco per fare una cosa insieme e lui non se lo è fatto dire una seconda volta e abbiamo improvvisato “Disperato Erotico Stomp” ed è venuta benissimo. Suonavamo nello stesso posto anche la sera dopo e lui si è ripresentato e ha chiesto “questa sera cosa suoniamo?” e così è nata la nostra amicizia.

Ho sentito dire che era una persona molto disponibile…
Carmelo: Una persona davvero splendida, un ragazzino, un entusiasta che ti trasmetteva quel tipo di impostazione. Quando mi rivolgevo a lui lo chiamavo “maestro” e ad un certo punto mi ha detto di smetterla perché avevo rotto, e mi ha detto che siamo tutti musicisti e che siamo tutti pari. Il modo che aveva di intendere la musica e la vita in generale è che tutto è un gioco. Non avevo mai incontrato una persona così grande, che prendeva tutto con tanta leggerezza.
Lorenzo: Ci sono degli aneddoti su Dalla nei primissimi anni che sono fantastici, di quando stava ancora iniziando a farsi conoscere. Una sera aveva un concerto in una discoteca, che poi ad una certa ora diventava una balera. Pare che tutta la gente presente al concerto fosse totalmente disinteressata di quello che stava facendo Dalla e se ne stavano tutti in disparte, tipo sui divanetti ai bordi della sala. Ad un certo punto fa un pezzo molto intimo, scende dal palco ed entra in sala, abbastanza per non fare fischiare il microfono, la gente lo guardava, ma restava disinteressata. Indossava un’ampia tunica, quasi un vestitone da notte, si mette accovacciato a cantare questo pezzo intimo, finito il pezzo si alza, era finito il suo concerto, e aveva lasciato una merda in mezzo alla sala! Questo era il suo commento alla situazione.
Carmelo: Non l’ho conosciuto fino a quel punto ma visto che era una persona molto estroversa e intelligente, hai ragione, persone così mancano davvero.

Un pregio e un difetto del tuo disco solista?
Carmelo: Un pregio è che è stato scritto di getto, senza pensare troppo alle strutture e ai testi, l’intento era di fare testi che fanno pensare, anche se ho da sempre un modo ermetico di scrivere. Il difetto? Credo che sia troppo corto, mi dà la sensazione di volerne scrivere un altro.

Non mi sembra un male, anche perché stiamo andando verso un “fast listening” dove le persone ascoltano solo due o tre pezzi…
Carmelo: Lo stesso De André diceva “io sono il primo ad annoiarmi delle mie cose e cerco sempre di accelerare i tempi”. Un po’ c’è questa sensazione di inappropriatezza, ti chiedi se quello che stai facendo sia necessario per gli altri e per te stesso, alla fine è una sorta di livido che ti sei fatto andando ad urtare una cosa che comunque ti piace accarezzare. Non è stare bene il fare musica, probabilmente è una terapia.
Lorenzo: Il commento fuori dal palco di Colin, tutte le volte che Carmelo fa l’apertura agli O.R.K. con i suoi pezzi, è: “quando suona i suoi pezzi sembra di guardare ai raggi x quello che passa per la testa a Carmelo” ed è vero perché Carmelo è fatto così, un po’ schizofrenico, ti immagini che dentro di lui ci siano tante persone piccolissime che lavorano tutto il giorno, che fanno casino, poi che vanno tutte da un lato e lui non capisce più perché gli pende la testa così… poi iniziano a saltare e allora lui deve fare qualcosa di movimentato, è proprio un gran casino.

Effettivamente sembra un po’ un folletto quando suona…
Lorenzo: Non è colpa sua, è che nella testa ha tutte queste persone che fanno cose, che dicono cose, e lui è succube.

Visto che hai citato Colin, con che faccia hai chiesto a Mastellotto e a Colin di fare una cosa insieme?
Carmelo: Guarda che al telefono sembra anche una persona seria.
Lorenzo: Ho avuto tanta fortuna nella vita, avevo già fatto due dischi con Pat prima di fondare gli O.R.K., il primo è stato Berserk!, il contatto è stato un bassista col quale stavo lavorando, a Pat è piaciuto quello che stavo facendo ed ha accettato di suonare nel disco. Poi gli ho fatto registrare le parti di batteria che ho prodotto a Ferretti e da lì abbiamo pensato di fare sul serio e di dar vita agli O.R.K.. Con Colin avevo un’altra band che si chiamava Obake, che era ancora più pensante. Oggi ho ascoltato i Kyuss in macchina con Carmelo ed ho scoperto che qualcosa mi ricorda gli Obake. Quindi suonavamo già assieme ed è stato tutto molto immediato.
Carmelo: Io mi sono innamorato di questo ragazzo (Lorenzo) quando ho sentito i Trasgender, un suo progetto con vari elementi sciroccati.
Lorenzo: Quegli elementi sono il batterista e il bassista degli Zeus!, che è poi il bassista dei Calibro 35, Paolo Mongardi e Luca Cavina, mentre il nostro produttore era Enrico Gabrielli, sempre del Calibro, in realtà era una specie di “Posse” bolognese e imolese che poi ha continuato a fare musica pur non suonando più assieme. Era una zona molto prolifica, in particolare a Imola (dove abita mia madre), la cosa buffa è che tutti quelli che facevano musica in quegli anni, quando avevamo circa diciotto anni, durante il giorno leggevano i contatori di luce, acqua e gas come se fosse una doppia vita. Della serie: “vuoi fare il musicista? Allora vai a leggere i contatori!”.
Carmelo: Quando li ho ascoltati per me è stata una botta enorme, intanto perché ho scoperto la sua voce, al tempo ero molto appassionato dei Quintorigo, ma in lui ho trovato qualcosa di diverso, una potenza di voce e il modo di gestirla simile a quella di John De Leo (Massimo De Leonardis) ma con gusti musicali diametralmente opposti, più orientata al jazz, però sentivo una grossa qualità e quel disco in particolare mi ha veramente destabilizzato e ancora adesso è uno dei miei dischi preferiti (nda. Scusate, ma non posso riportare i commenti reciproci fra Lorenzo e Carmelo che sono scaturiti da questa affermazione!).

Vi aspettavate di arrivare ad un terzo disco con gli O.R.k:?
Lorenzo: Assolutamente sì. È come quando inizi una relazione di amicizia o di amore, è un fatto di pelle, nel momento in cui scocca qualcosa e capisci che è una cosa seria. Con gli O.R.K., dopo che Carmelo mi aveva mandato “affanculo” e poi con un giro di mail avevamo deciso che volevamo iniziare a ragionarci sopra. Io e Carmelo ci siamo visti e abbiamo iniziato a buttare giù delle strutture. Nel giro di dieci giorni avevamo impostato “Pyre”, “Jellyfish” e un altro che ora non ricordo. Era un “botta e risposta” e, a parte Colin, ci siamo tutti resi conto che era una cosa seria. Bastava un embrione con voce e chitarra e già Pat immaginava cosa fare con la batteria, Colin diceva “passatemi subito le tracce che ho già un’idea per il basso”. Abbiamo capito tutti che c’era molto potenziale, non era una cosa da una botta e via.
Carmelo: Una cosa da far crescere, infatti il primo disco, il secondo e il terzo sono diversi. Nel primo ti fa pensare che ci stiamo “annusando” per la prima volta. Come diceva Dalla “È tutto un gioco”, dal modo di “giocare” che abbiamo nel primo disco Inflamed Rides si può capire cosa possiamo fare anche esagerando, ad esempio io ho esagerato tantissimo, poi mi sono reso conto che non era necessario, perché ho dei compagni di squadra che mi coprivano le spalle alla grande.
Lorenzo: Calcola che lui coi Marta era abituato che con una chitarra faceva un’orchestra.
Carmelo: Sì mi hanno insegnato a fidarmi degli altri, a far respirare quello che sta succedendo. Coi Marta questo non succedeva perché non potevo stare fermo altrimenti sarebbe stata una cosa a cappella.
Lorenzo: Il secondo disco è arrivato dopo che avevamo fatto un tour europeo e parecchie date in Sud America e un altro mezzo tour europeo, quindi già ci conoscevamo di conseguenza abbiamo cominciato a creare delle strutture per quello che eravamo dal vivo, live, e non semplicemente per le nostre idee di produzione discografica. Infine Ramagehead è stato il risultato di quattro anni in furgone passati assieme. I vari tour, Colin che appena può viene a Bologna ospite a casa mia, per questo giro abbiamo scritto tanti pezzi insieme io Carmelo e Colin. Con Pat che aveva delle date con gli Stickmen in Italia e ha fatto di tutto per potersi fermare due o tre giorni a Bologna per lavorare assieme. Come dicono Colin e Pat, la differenza tra gli O.R.K. e gli altri progetti che abbiamo avuto nel nostro passato è che la nostra band va avanti come persone che hanno imparato a convivere, a volersi bene e a far fiorire tutti i pregi di ciascuno. Io ad esempio sento di non aver mai cantato così bene come quando sono con Carmelo, è come se mi completasse, riesce a farmi tirar fuori delle cose che io non pensavo di avere. Il fatto che sancisce che siamo una band lo capisci da questo tipo di sensazioni. Come tutte le famiglie ci sono litigi e attriti, come quando Carmelo vuole fare fermare il furgone per fumare una sigaretta e siccome è l’unico fumatore del furgone tutti lo insultiamo.
Carmelo: Diciamo pure che la maggior parte delle stronzate sono io a farle! In furgone tutti più o meno lavorano, fanno le interviste, si occupano di varie cose. Per me invece è come essere in vacanza e allora chiedo “Quando ci fermiamo per una birra?” e gli altri allora mi guardano come se non capissero di cosa sto parlando “ma come questo non capisce che abbiamo bisogno di un’oretta di lavoro al computer per far quadrare i conti?”.
Lorenzo: A parte queste cose “da gita” il bello è che si sta crescendo come rapporto personale e questo mi fa molto piacere. Fra di noi sta diventando una forte amicizia.
Carmelo: Anche per Pat è così, in tutti gli altri progetti che ha l’impostazione è più quadrata, più rigorosa, dove non si può sgarrare, coi noi c’è un’impostazione più rilassata, più amichevole.
Lorenzo: Ed è stata una cosa molto naturale, spontanea e non decisa che è cresciuta col nostro rapporto. Magari un giorno finirà, però quando io so che stiamo per andare in tour provo gioia. Passare due mesi con delle persone, se ci sono degli attriti, dei problemi personali, finisce male, finisce la band, ho visto tante band finire perché non stavano bene assieme. Lo stare bene in musica dà dei risultati.

Un’ultima domanda. Che cosa pensate del fatto di essere etichettati “prog”?
Lorenzo: Non ci riteniamo un gruppo prog.
Carmelo: Io so contare fino a otto, ma perché me l’ha detto Pat, però quella è matematica.
Lorenzo: Allora se vogliamo prendere la parola “progressive” come era concepita negli anni settanta, come potevano essere i Pink Floyd, un gruppo che va al di là degli schemi, che cerca di seguire un qualche tipo di flusso, che nel nostro caso è qualcosa di molto viscerale, per questo lui ti dice che non sa contare fino a otto e anch’io non so contare fino a otto. Quando scriviamo musica per gli O.R.K. lavoriamo più sulle nostre emozioni.
Carmelo: Spesso sono Pat o Colin a dirci che un pezzo è in 7/8.
Lorenzo: Carmelo ha scritto questa parte di chitarra di uno dei miei pezzi preferiti di Soul of an Octopus, che è “Capture or Reveal”, che non suoniamo mai, e c’è questa parte acustica di chitarra dove nessuno di noi sa che tempo sia quello. Però nonostante questo noi non riteniamo di suonare prog, perché non guardiamo ai numeri, agli assoli, al fare pezzi lunghi “per forza”, guardiamo semplicemente alle emozioni. La domanda che ci facciamo è “arriva l’idea che abbiamo di umore, di viscere, di sentimenti, di dolore o di felicità con questo pezzo?” se arriva è fatta, basta, non ci interessa altro.
Carmelo: Come si vede anche nell’evoluzione che abbiamo avuto tra il primo e il terzo disco c’è anche una direzione un po’ più, se mi permetti il termine, pop nel senso più genuino del termine, prima erano degli esperimenti adesso sono delle canzoni.

Il primo prog però non disdegnava la forma “canzone”…

Carmelo: Certamente, però se mi permetti all’interno c’erano esercizi di stile, il momento dell’assolo di ciascun elemento del gruppo e poi si tornava alla forma canzone. Questa è una cosa che personalmente non sopporto da sempre, proprio per quello che ci siamo detti prima, io mi annoio e mi chiedo come fa la gente a non annoiarsi. Poi è chiaro che se vai a vedere un concerto dei King Crimson, loro che hanno inventato quel genere, stai tre ore e mezza a bocca aperta.
Lorenzo: Avete visto questo concerto con tre batteristi? Se non l’avete visto andateci, non vedrete mai Fripp fare un assolo, è prog, ma lui non fa assoli.

Recensioni: Ramagehead

Live report: 2023

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