Rock Impressions

Martin Orford - The Old Road MARTIN ORFORD - The Old Road
GEP

Distribuzione italiana: -
Genere: Rock
Support: CD
- 2008

Non ho mai incontrato di persona Mr. Martin Orford. Da anni siamo però in contatto, grazie ad Internet (che per inciso egli non apprezza, ma al quale come il sottoscritto ricorre per praticità) ci scambiamo mail periodicamente, parole stringate che però esprimono i nostri stati d’animo, le aspettative, i gusti, musicali e non, così mi par d’essere lì, accanto a questo tipico inglese, nel verde del sud-ovest della sua terra, che visitai due lustri or sono e che ancora serbo nei ricordi, ad ascoltarlo parlare del suo nuovo disco, che sarà l’ultimo.

Belle rimembranze, come la musica che l’ex tastierista del Quoziente Intellettivo (nel quale ha militato come fondatore per ben ventisei anni, aggiungiamo inoltre i Jadis dei primi albi, e la John Wetton Band nel suo curricula) ci offre. Anche per questo suo secondo parto artistico solista, si fa accompagnare da un bel team di amici, di colleghi che condividono con lui il gusto per la bella canzone, la strofa immaginifica. Non è una sterile parata di stelle da esibire come l’argenteria di famiglia, ma un gruppo di cultori dell’estetica del pentagramma, oltre che di virtuosi indiscutibili. Madre Natura non ha dotato Martin di una gran voce, ma egli interpreta con calore queste canzoni, queste storie alle quali ha dato forma, celebrando la vita tranquilla della campagna, fra partite di cricket e passeggiate immersi nel silenzio, seguendo i resti di una strada ferrata ormai abbandonata. Apre “Grand designs”, non poteva esserci inizio migliore, nove minuti di puro sollazzo, segue la strumentale “Power and speed”, un pezzo ove gli strumenti si rincorrono domati dalle sapienti mani di Nick D’Virgilio, di Dave Meros, di John Mitchell, di Steve Thorne e di Orford stesso.

John Wetton canta “Take it to the sun”, lasciatevi rapire da questo pezzo che ci rimanda alle glorie di “Battle lines” e della migliore produzione solista del giramondo del prog/rock. “Prelude” richiama gli strumentali di “Classical music and popular songs”, e Martin giuoca col classicismo di questa intro che precede un altro gran brano, la title-track che sintetizza mirabilmente tutti i temi, sonori e lirici, dell’album. Alle backing-vocals un’altra gloria, Dave Oberlé dei Gryphon, anche lui della partita! Si prosegue con “Out in the darkness”, per poi giungere alla prova di resistenza rappresentata dai dieci minuti ed oltre di “The time and the season”, con la line-up a dare il meglio, a sostegno di una altra impressionante prova di Wetton (che tra il verde di Bishops Waltham abbia ritrovato se stesso?). “Endgame”, fine della strada, alla fine del 2008 Martin lascerà definitivamente il controverso mondo del music-biz. E noi ne sentiremo la mancanza, almeno io ne sono certo. Ci lascia con “The old road”, onesto e sincero commiato di chi ha dato moltissimo alla musica, alla nostra musica, chiamatelo prog, rock, come volete, comunque sempre eccellente, ricevendo in cambio sicuramente troppo poco. Mandi Martin, io ti aspetto nel mio Friuli, siamo d’accordo, chissà che un giorno non ci si possa davvero stringere la mano! AM


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