Rock Impressions

North Atlantic Oscillation - Grappling Hooks NORTH ATLANTIC OSCILLATIONS
Grappling Hooks
K-Scope
Distribuzione italiana: Audioglobe
Genere: Post Modern Prog
Support: CD - 2010

Lo strano nome di questa band nasconde un fenomeno atmosferico che si verifica tra l’Islanda e le Azzorre e che ha molta influenza sul clima del pianeta, ma lascio scoprire ai più curiosi tutte le sue particolarità, in questa sede ci interessano più i contenuti musicali messi in gioco da questa band scozzese. Grappling Hooks è il disco di debutto dei NAO, che sono un duo composto da Ben che suona la batteria e i sintetizzatori e Sam che suona un po’ di tutto, dalle chitarre al sax, passando per basso e tastiere. La musica è molto complessa, psichedelica e di non facile definizione, ci sono molti elementi che si combinano tra loro col risultato di un sound unico, anche se non sempre di facile fruizione.

La partenza fa pensare ad un’overture di stampo classico, incedere solenne, quasi sacrale, poi entra la batteria, con dei suoni che sembrano presi dallo shoegazer, il tutto diventa molto acido quasi confuso, oltre a questo ci sono i Flaming Lips, i Pink Floyd, gli Hawkwind, i Radiohead, la musica elettronica e molto altro ancora, il risultato è un amalgama di indubbio effetto, post moderno e molto progressive nel vero senso della parola, in quanto le soluzioni proposte sono tutte tese all’esplorazione di nuovi confini musicali.

Le melodie sono ipnotiche, volutamente ripetute in modo quasi martellante, come in “Cell Count”, con la batteria che martella in modo tribale, occorre del coraggio a proporre musica così. Talvolta troviamo delle linee incantevoli, come nelle parti vocali di “Some Blue Hive”, dove la band mostra tutta la propria cultura rock. Talvolta la band arriva quasi al rumorismo come in “77 Hours”, che propone un finale fatto di dissonanze e di confusione più o meno controllata.

Indubbiamente i NAO sono una band interessante, che esplora linee di frontiera e quindi non facile, almeno non al primo ascolto, ma questi sono i gruppi che servono per l’evoluzione del genere. Secondo me questo disco non è una pietra miliare, ma è un solido mattone su cui costruire qualcosa di nuovo. GB

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I North Atlantic Oscillation sono Ben Martin (batteria) e Sam Healy (voce chitarra e tastiere) e provengono dalla Scozia. Il nome particolare che si sono dati è ispirato dal fenomeno naturale di circolazione atmosferica nel nord dell’Oceano Atlantico, dove pressioni differenti determinano l’andamento delle perturbazioni tra l’Islanda e le Azzorre. Certo che la fantasia non manca a questi due ragazzi.

Fatte le dovute presentazioni parliamo di musica, di un genere di non facile collocazione. Le etichette servono per dare al lettore ascoltatore un riferimento ben preciso, per focalizzare lo stile musicale adoperato, siccome il Rock muta nel tempo, c’è sempre il bisogno di crearne delle nuove. Ecco quindi che il termine Prog Rock, quello in cui risiedono le maggiori sperimentazioni sonore, comincia ad andare stretto a molte band attuali. Post Rock, Math Rock, Indie Rock, insomma un ennesima costola del Prog (volente o nolente), per buona pace degli estimatori antichi del genere che ora stanno storcendo il naso. Niente suite, niente Genesis, niente che possa ricondurre a schedare la band nella fascia Prog. Eppure le basi ci sono, suoni che provengono dalla Psichedelia, in parole povere sono un prodotto moderno anche della scuola Porcupine Tree, tanto di moda negli ultimi anni.

Il suono è davvero interessante, elettrico ed elettronico, molto attento alle buone melodie di facile acquisizione, con giusti interventi di chitarra elettrica. Quello che mi ha colpito in maniera singolare è un particolare che al primo ascolto non avevo memorizzato, tutto bello, compatto e scorrevole, anche troppo….. infatti mancano assolo strumentali veri e propri, anche se non esulano piccole scorribande. Davvero belle tutte ed undici le tracce, si sente il grande lavoro che c’è dietro “Grappling Hooks”, non a caso per questo debutto gli scozzesi hanno impiegato cinque anni. Fortissima personalità, sound unico e coinvolgente dissipatore di differenti sensazioni che vanno dallo spensierato all’alienato. “Hollywood Has Ended” è accattivante, mentre per capire “Cell Count” dovrete fare uno sforzo mentale, cioè immaginare i Beatles elettronici e paranoici. Ne traggo che ai due i Radiohead piacciono molto.
Come vedete ho fatto il nome di una band storica fondamentale per l’evoluzione del Rock, anche di quello Progressivo e psichedelico degli anni ’60 i Beatles, questo a dimostrazione che la casa è costruita su solide fondamenta. “Some Blue Hive” vive di buone coralità e di un cantato alquanto etereo. Tornano i Radiohead di “Ok Computer” in “Audioplastic” ma non solo, qui risiede il vero DNA della band, dove la ricercatezza dei suoni ben si allaccia con le melodie semplici al limite del minimalismo. Difficile estrapolare dall’intero album un brano outsider, se faccio uno sforzo posso dire che forse “77 Hours” ha un qualcosa in più. “Grappling Hooks” mi ha convinto, forse perché io sono molto ampio di vedute ed aperto ad ogni condizione che modifichi il Rock, magari altri recensori stroncheranno questo disco. Io invece più lo ascolto e più colgo nuove sfumature, compresi i canti alla Yes che spesso fuoriescono fra le note. Per non parlare dei mille particolari sonori che lo arricchiscono.

North Atlantic Oscillation sono una bella sorpresa e la Kscope si dimostra come sempre attentissima distributrice di musica che a questo punto mi sento di definirla d’Avanguardia. MS

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