Rock Impressions

Neon - Memories 1980-1986, The Best Of Neon NEON - Memories 1980-1986, The Best of Neon
Intuition Records
Distribuzione italiana: -
Genere: New Wave
Support: CD - 2008


Se dobbiamo tracciare una mappa italica della new wave, assolutamente non possiamo prescindere dai Neon. Anch’essi fiorentini, come i Diaframma, i Litfiba ed i Moda, anch’essi invaghitisi di quel suono nuovo e fresco che proveniva dal nord, dalle desolate periferie industriali di Manchester, di Leeds, di Sheffield, di Liverpool, dallo spleen metropolitano che torturava i giuovini londinesi, humus fecondo dal quale trassero forza artistica insiemi passati alla storia del nuovo rock. Neon, benedetti/maledetti, amati/odiati, eyeliner che sbava su volti esangui dalla pelle tirata dalla stanchezza che non è solo fisica, ma soprattutto psichica, ed il ritmo serrato di “Isolation” che scuote le viscere, bandiera di uno stile, paradigma di un ideale, la Mitteleuropa che si ripiega su se stessa, soffocandosi nel suo stesso, disperato ultimo conato di vomito.

Epico ed oscuro è il manifesto musicale dei Neon, così lontani materialmente da Albione, ma sentimentalmente limitrofi, fino a toccarne i lembi degli stendardi sfilacciati, ad Ultravox, Japan, Classix Nouveaux, Gary Numan (la maestosa “Harry”), Bauhaus (l’algidità sterilizzante di “Spiders”, con le lame delle chitarre ad affondare con spietata determinazione nella piaga purulenta), od al martellare sfibrante dei Joy Division (la marziale “Red light” incede come la marcia di truppe in parata). Centinaia di date, in Italia ed in Europa, nel 1982 di supporto ai Simple Minds, nell’84 a John Foxx, allorquando i lettori di Rockerilla li elessero gruppo wave dell’anno. “Information of death” si arrampica sui resti arrugginiti di rovinanti architetture post-industriali, pronta a librarsi nell’aria ammorbata dalla caligine e dalla polvere di ferro, per poi sfracellarsi al suolo, dopo un volo di morte, fra residui tossici e poltiglie maleodoranti. Marcello Michelotti canta come una iraconda divinità dell’Ade sprofondata nel mare del peccato, l’apporto strumentale rifulge nella sua scarnificata ingenuità, brandelli di carne e grumi di sangue imbrattano la tavola delle dissezioni, ossa calcinate da un sole spietato biancheggiano sulle distese di scorie residuo della Civiltà estinta.

Furore iconoclasta, ma non solo: “Last chance” e “Lobotomy” si distendono su d’un tappeto ammiccante e danzereccio, fra svolazzi di synth che le drappeggiano come sciarpe di seta pregiata, la scansione irregolare di “My blues in you” conferma la maturazione dei Neon, pronti ad affrontare l’età adulta che portò, fra cambi di formazione ed il susseguirsi delle pubblicazioni, in onusta eredità “Dark age”, “Rituals”, “Red light”, i tre capitoli di “Crimes of passion”. Poi, il vuoto tra il 1990 ed il 1997 e, per reazione, l’inestinguibile voglia di Neon, testimoniata dalla triplice ristampa di “Boxed”, il cofanetto pubblicato nel 2006 e custodente la discografia esaustiva dell’insieme, ed infine l’anno successivo la notizia che i quattro avrebbero intrapreso un reunion-tour che finalmente ha portato Marcello Michelotti, Piero Balleggi, Adriano Primadei e Leo Martera a calcare nuovamente i palchi. Mi accusate di soccombere alla nostalghia? Reo confesso (nel 1986, data che chiude questa antologia, celavo nel taccuino una foto di Bowie ed una di Ferry), lo ammetto, ma è così dolce lasciarsi morire, in questo infinito crepuscolo che sancisce la fine del tutto…

Tredici episodi, tutti fondamentali, ognuno irrinunziabile, tasselli di un puzzle dai lembi di metallo tagliente, da maneggiare con grazia, attenti a non ferirvi. Da lodare l’impegno di Intuition Records (www.myspace.com/intuitionrecords): confezione in jewelcase con booklet di dodici pagine, più il video di “Isolation”; va premiato senza indugio. AM

Contatti: www.capture-music.com


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