In
questo ultimo periodo non sembra che il Progressive stia vivendo un
grandissimo momento, molti nuovi complessi rifanno troppo il verso
a quelli dei tempi che furono, senza intraprendere innovazioni. Al
contrario invece è un periodo d’oro per le riunion. I
Nektar rientrano in questa seconda categoria. Gloriosa band degli
anni ’70 immersa in sonorità di Rock Sinfonico, che si
ripresenta al pubblico con questo “Evolution”.
La prima sensazione che si ha all’ascolto è quella di
parziale delusione, solo per il fatto che i Nektar ci hanno abituato
in passato a lavori magniloquenti come “A Tab In The Ocean”
o “Remember The Future”, ma se l’ascoltatore è
ignaro allora potrebbe nascere qualcosa di buono. Nel nuovo “Evolution”
vengono meno le atmosfere sinfoniche, ma le melodie sono più
che soddisfacenti.
Intanto il complesso è composto da Roye Albrighton alla voce
e chitarra, Taff Freeman alle tastiere, Ron Howden alla batteria e
da Randy Dembo al basso.
Il disco si divide in due parti, la prima, quella fortunatamente più
lunga, interessante, con canzoni articolate e cambi di tempo alternate
a momenti acustici e pianistici, poi la seconda, quella finale, con
brani scontati e scialbi. Sono “Old Mother Earth”, "Phazed
By The Storm”, “Child Of Mine” ,“After The
Fall” e l’eccellente “Always” a far si che
i nostri soldi non vadano sprecati nell’acquisto. Le melodie
sono eccellenti e canticchiabili con qualche intervento New progressive
anni ’80 oltre che i già citati ’70.
In definitiva cosa dire? Sicuramente un disco che raggiunge la sufficienza,
ma segnalato solo a coloro che amano il Prog alla follia e che vogliono
possedere proprio tutto di quello che rappresenta il mondo della musica
per la mente. MS
|