Il
duo perugino dei Namenlos è arrivato al terzo sigillo della
sua discografia, un lavoro intriso di musica disperatamente romantica,
che parte da basi elettroniche per arrivare ad un art rock molto gotico,
nell’episodio precedente i suoni erano molto più EBM,
in questo nuovo lavoro sono più teatrali e visionari, in questo
senso ho notato una notevole crescita artistica, anche se ci sono
vari aspetti che lasciano buoni margini di miglioramento.
“Epitaffio d’Apollo” è aperta da dei versi
deliranti, poi parte un giro ipnotico piuttosto ben confezionato ad
opera di Friedrich Lestat Namenlos, che mi ricorda molto “Blasfemous
Rumors” dei Depeche Mode. Il cantato in dissolvenza di Sirene
Obscene è molto straziante. “Amour Fou” pur essendo
un buon pezzo, sa troppo di deja vu, fra Ataraxia e altre suggestioni
e pecca di scarsa originalità, recupera un po’ nel finale
apocalittico. Molto teatrale “Il Forte e la Tempesta”,
che ha qualche incertezza nelle linee melodiche vocali, ma è
un brano dotato un fascino malsano. “I Fiori della Catena”
prosegue sul tracciato dei brani precedenti senza aggiungere molto
e a tratti il cantato di Siren suona piuttosto sforzato. Le visioni
rovinose e tragiche di questi darkettoni proseguono con efficacia
in “Album dei Ricordi in Fiamme” e ancor più nella
incalzante “In Morte dell’Estetica” un brano che
sicuramente rappresenta molto bene l’essenza di questo progetto,
che ha anche una forte componente visiva. “Et Lorsqu’à
l’Europe” è aperta da un famoso valzer viennese,
per poi diventare un brano sperimentale ai limiti dell’industrial.
Per finire ecco l’epilogo a suon di battaglie e morti ammazzati,
è l’apocalissi finale su cui domina un pianoforte decadente
e quasi insensibile al dolore che pervade il campo di battaglia.
I Namenlos hanno delle buone potenzialità, forse hanno bisogno
di qualche mezzo in più per concretizzare meglio alcune idee,
ma il loro teatro gotico possiede un discreto fascino. GB
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