Rock Impressions

Mute Albino - Files On Oranges MUTE ALBINO - Files On Orange
Selfproduced
Distribuzione italiana: -
Genere: Rock Progressivo Strumentale
Support: CD - 2009
E’ un periodo dove mi imbatto in numerosi artisti one man band e devo ammettere anche che riescono a produrre lavori più che decorosi. Mute Albino è un polistrumentista Belga ed amante di un certo tipo di Rock Progressivo raffinato. Il suo vero nome è Stef Vanstiphout. Nella sua musica, quello che spesso viene in mente è il suono tranquillo e mai invasivo dei Camel, ma l’artista in analisi ha molte band degli anni ’70 nel proprio bagaglio culturale. Cresciuto con la musica di Frank Zappa, Jethro Tull, Yes , Pink Floyd, vecchi Genesis e molti altri del genere, Mute Albino racchiude nel suo stile molti di questi frammenti. Intelligente nel non caricare troppo il suono e di mettere in evidenza le armonie più che la tecnica, il nostro artista si diletta in una musica unicamente strumentale che riesce a mettere d’accordo sia chi ama il Prog che la musica in generale.

Nel disco ci imbattiamo in undici motivi per una durata totale di circa 37 minuti. Apre “Simmetria Francese”, una canzone inspirata tempo fa da un film sui vampiri, girato proprio in un cimitero Francese. Come dicevo prima, l’importanza per la melodia è fondamentale nel sound dell’artista e questa esce fuori al massimo nella chitarra durante il riuscito ritornello. Sensazioni più grevi in “Paris In Vell”, dove le tastiere ricoprono un ruolo più importante e seguono bene i lamenti della chitarra. In un attimo si sente anche un Sitar. Personalmente resto colpito dalla bellezza di “Elsie’s Philosophy”, canzone inspirata da un amico di Stef, amante dei Pink Floyd e della pace in generale. Da qui un suono più “antico”, proveniente da un certo Rock targato anni ’70, Camel in primis. Sensazioni più ariose aleggiano nell’aria, sempre dettate dalla chitarra di Stef. Questa è sicuramente una piccola perla per tutti gli amanti della buona musica. Tempi dispari in “Proxy Nails” ed ancora una volta chitarra in evidenza. Peccato per il suono della batteria che è l’unico strumento non suonato ma, diciamo così, “elettronico”. Tuttavia è reso il più caldo e naturale possibile, anche con buoni risultati. I brani non sono mai lunghi, non ci sono suite in “Flies On Oranges”, la media viaggia sopra i tre minuti a pezzo. Incrocio fra Blues e musica araba in “Therapeutic Depression” , dove il risultato è inaspettato a me addirittura fa venire alla mante alcuni passaggi dei Pink Floyd! Comunque sia, sempre quiete e melodie in evidenza. Si analizzano anche suoni più vicini ad un moderato Jazz e questo avviene in “The Mole’s Vision”. La title track’s è un brano che definirei annoso, in quanto scritto dal nostro artista nel 1979 e dedicato alla sua fidanzata. Ovviamente incentrato su giri di chitarra e da accordi che si rincorrono, si raggiungono e si lasciano, proprio per la riuscita ottimale dell’ascolto. Altri esperimenti su tempi dispari li ascoltiamo in “Zetafreuh”, mentre chiude la mediterranea “The Waiting Room” questo disco che vola via in pochi istanti.

Siamo dunque al cospetto di un nuovo artista che sta tentando di dire qualcosa con eleganza , e cultura storica, perché anche se si hanno radici profonde nel tempo, non è detto che non si possa fare dell’ottima musica moderna, l’importante è sostenerla con la personalità. Interessante. MS

Per reperire il disco:
CD Baby: http://www.cdbaby.com/cd/mutealbino
iTunes - Amazon – Tradebit – Lala - Great Indie Music - Napster

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