Rock Impressions
 

INTERVISTA AI MUGSHOTS risponde Mickey E.Vil
di Giancarlo Bolther

Questa interivista in parte è stata raccolta in contemporanea a quella pubblicata su Rockerilla e contiene le parti escluse per motivi di spazio, mentre altre parti sono state aggiunte, quindi in un certo senso le due interviste sono complementari.

Ciao Mickey, Something Weird è un disco significativo nella vostra carriera, avevate degli obbiettivi precisi da raggiungere?

Ciao Giancarlo! Direi di no, io sono di pensiero gnostico-taoista dunque non mi pongo mai alcun obbiettivo lasciando che sia la somma delle condizioni presenti, che si verificano attimo dopo attimo, a creare le occasioni nella vita.

Ti andrebbe di fare un track by track di presentazione?
Introitus: un brano introduttivo strumentale nato dietro una precisa richiesta di Massimo di Black Widow Records. Rappresenta l'arrivo del circo in città.
The Circus: ecco i clown assassini e il ringmaster che attira l'ignaro pubblico dentro il tendone. Riff punk e svariati cambi di atmosfera che sottolineano i vari personaggi coinvolti, sempre in ambito molto “heavy”.
Rain: le sonorità si calmano, la storia è quella di un fallimento rappresentato dalla pioggia battente sotto la quale il protagonista è inerme. Un piccolo tributo ai primi Katatonia nel secondo riff di chitarra e un coro finale “morriconiano” (anche se qualcuno ci ha sentito i Bathory).
I Am An Eye: quello che i Mugshots chiamano “il pezzo doom”. Testo ispirato a Un Oscuro Scrutare di Philip K. Dick: droga e paranoie a go-go.
An Embalmer's Lullaby Part II: il seguito del brano acustico presente sull'EP In Disguise (2010). Atmosfere simil-progressive per un altro tributo al grande scienziato pavese/lodigiano Paolo Gorini, inventore del forno crematorio e custode del segreto della pietrificazione dei cadaveri.
Ophis: uno strumentale incalzante ispirato da certa musica degli anni Novanta. Il titolo è la parola greca che indica il serpente, adorato come simbolo di saggezza dalla setta gnostica degli ofiti.
Sentymento: da me composto in aereo durante il volo di ritorno da un viaggio a Cipro. Testo a sfondo sentimentale-paranoico, atmosfere gotiche magistralmente interpretate da Enrico Ruggeri.
Scream Again: prima parte composta da rEnE del seminale gruppo austriaco Mayfair, seconda parte composta da me. Sussurri e grida di Ain Soph Aour dei Necromass, assoli “simonettiani” di Freddy Delirio e un perfetto Steve Sylvester ad urlare la rabbia incontrollata dell'omicida seriale. Un pezzo molto heavy che include svariati eroi della mia giovinezza.
Grey Obsession: altra richiesta da parte di Black Widow Records, un brano “alla Planet Caravan”. Qualcuno mi ha fatto notare che è più beatlesiano-harrisoniano. Percussioni e theremin di Mike Browning (Nocturnus), basso fretless di Matt Malley dei Counting Crows (nominato a Grammy e Oscar), flauto di Martin Grice dei Delirium Ipg: tre mondi diversi che si fondono sincretisticamente in modo armonico.
Dusk Patrol: l'apocalisse è vicina e l'umanità si estinguerà a causa della sovrappopolazione. Ecco cosa narra il grande Tony “Demolition Man” Dolan dei Venom Inc! Tempo dispari e riff ostinato che sottolinea la fine di tutto.
Pain: ho preso ispirazione da Ascension degli Arena per mettere giù questa semi-ballad che narra del pentimento del nostro omicida seriale. Grandissimo assolo di Manuel Merigo degli In.Si.Dia: quando la tecnica è al servizio della melodia.
Ubique: brano strumentale conclusivo ispirato alle atmosfere descritte da Philip K. Dick in Ubik. Si tratta di qualcosa di elettronico, in parte minimalista. E' la fine inevitabile del viaggio e si chiude con un elettrocardiogramma piatto.

Come sta reagendo il pubblico al disco?
Il pubblico dei Mugshots è un'entità che devo ancora identificare e comprendere. Diciamo che chi ci conosce da molto tempo ha capito che questo disco è “definitivo”, sigilla lo stile dei Mugshots una volta per tutte. Chi ci conosce con Something Weird può invece andare a ritroso e ascoltare ciò che è stato fatto prima per meglio comprendere il traguardo finale.

Siete passati dall’autoproduzione alla Gun Club Music alla Black Widow, che forse è l’etichetta più specifica per la vostra proposta artistica, come hai vissuto queste tappe?
L'autoproduzione avveniva durante i primi anni attraverso la Lombroso Releases, fondata da me e dal primo chitarrista Henry Lee: ricordo con grande gioia quei momenti di entusiasmo giovanile fatti di tante risate e grandi speranze! Gun Club Music dal punto di vista del formato fisico e Alka Records come label digitale ci hanno fatto crescere, anche solo per il fatto che per la prima volta qualcuno ha creduto in noi al punto di investire – come ha fatto GCM – in un 10'' rosso sangue (con fumetto allegato) nel 2010, quando ancora il mercato del vinile non era rifiorito. Black Widow Records è per noi un ambiente “naturale”, dove ho trovato grande fonte d'ispirazione grazie alle sfide lanciatemi da Massimo Gasperini in sede compositiva.

Inoltre nel tuo percorso hai fatto molte interviste, cosa provi quando sei tu ad essere intervistato?
Mi fa molto piacere che in un'epoca “sociale”, in cui chiunque è tecnologicamente legittimato a dire la sua, la mia voce venga isolata dal contesto – un oceano cacofonico di opinioni confuse in quanto simultanee – per definire con chiarezza il mio non-pensiero. Se qualcuno vorrà leggere queste righe, almeno in questi pochi minuti non sarà disturbato dal fluire ininterrotto di “voci” provenienti dall'aldilà telematico.

Nei vostri concerti date importanza alla teatralità, si tratta di una scelta estetica o c'è un messaggio che volete comunicare?
Puro bisogno di abbinare un aspetto visivo a quello musicale. Una delle mie attività parallele ai Mugshots è la composizione di colonne sonore per film horror/thriller indipendenti americani: lavoro con la Creepy Six Films / Brivido Giallo Produzioni del canadese Vince D'Amato, dunque sono molto abituato all'abbinamento suono-immagine.

Negli anni avete collaborato con musicisti molto importanti, cosa ci puoi dire di queste esperienze e quanto è importante secondo te incrociare percorsi musicali con artisti diversi?
Sono esperienze che mi hanno dato molto sia in termini musicali che umani. Gli ospiti dei Mugshots non snaturano mai il sound, piuttosto contribuiscono ad arricchirlo con la loro grande esperienza e la loro personalità. Inoltre il fatto che accettino di partecipare al nostro progetto mi inorgoglisce non poco, dato che il loro “sì” significa rispetto e approvazione per quello che facciamo da parte di artisti che hanno scritto la storia del Rock.

Fra i tanti artisti che hai incontrato, sia come musicista che come giornalista dj, quali sono quelli che ti hanno colpito di più e perché, puoi raccontarci qualche aneddoto?
Ne ho incontrati davvero tanti, è difficile ora fare mente locale! Vediamo...Alice Cooper è sempre disponibile e “down to earth”, come dicono negli USA; quando gli ho chiesto di partecipare al nuovo disco dei Mugshots mi ha detto: “Beh, fammi sapere quando!”...ma una volta contattato il manager, mi è stato detto che non avrebbe potuto, essendo vincolato ad un contratto esclusivo. Uno che mi colpì veramente fu Adrian Belew, tanti anni fa lo accompagnai in auto per il concerto dei King Crimson e ci fermammo a fare benzina sul Lago di Garda. Ad un certo punto mi chiamò e indicando la baia di Salò mi disse: “Devo dire che da qui assomiglia davvero a San Francisco”...da quel giorno guardo quella porzione di lago con altri occhi!
Poi penso a chi non è più tra noi. Dick Wagner, mio eroe di giovinezza, era una vera rockstar d'altri tempi: edonista, ammaliatore e sempre protagonista. Ricordo con piacere, in Italia e in Arizona, i suoi racconti relativi alle sue incredibili esperienze con Lou Reed, Alice Cooper e tanti altri...e ricordo la sua incredibile passione per il gelato italiano, vera rarità negli Stati Uniti! Clive Jones è quello a cui mi sono avvicinato di più umanamente parlando: sapeva di avere pochi mesi di vita davanti e ha deciso di incidere il suo ultimo brano con i Mugshots. Quando andai a trovarlo in Inghilterra, una settimana prima che se ne andasse, mi lasciò in eredità una delle due t-shirt dei Black Widow che possedeva, l'altra fu cremata insieme a lui.

C’è qualche artista con cui ti piacerebbe lavorare in futuro, tipo sogno nel cassetto?
Riagganciandomi alla prima domanda, devo rispondere di no. Nessuno degli ospiti presenti in Something Weird è stato “preventivato”, il tutto è stato frutto dell'evolversi degli eventi. Comunque sia tempo fa, parlando con Alice Cooper, mi venne la curiosità di una possibile collaborazione con Bob Ezrin ma sinceramente – senza nulla togliere al Sommo – dopo aver lavorato con Freddy Delirio ho deciso che la strada dei Mugshots è già segnata e porta all'FP Recording Studio. E l'amico Steve Sylvester, che ha lavorato con grandi produttori anche oltreoceano, mi ha detto di condividere questo pensiero.

Lavorando con artisti stranieri, come ad esempio Dick Wagner che ha una esperienza enorme, che differenze hai trovato rispetto a come lavorano gli artisti italiani?
Aneddoto divertente: il primo giorno di lavoro in Italia, pausa pranzo. Naturalmente il proprietario dello studio si è preso due ore abbondanti di riposo...non potete immaginare lo shock e lo sconforto di Dick Wagner! Una volta a Phoenix ho capito come lavorano gli americani: pranzo ordinato a domicilio consumato direttamente sul mixer! Quindi grande serietà, grande professionalità e senso del dovere. Nel caso di Dick Wagner, inoltre, ho imparato a vedere la mia musica coi suoi occhi, cercando di aggiungere quel valore aggiunto quando possibile (cori femminili, inserti di pianoforte e via dicendo). Il risultato lo sentirete prossimamente nel tributo ai Death SS che realizzerà Black Widow Records: ho riarrangiato un loro brano in chiave decisamente “wagneriana”!

Mi hai detto che DaDa di Alice Cooper è stato per te un disco fondamentale, in che modo questo album, che non è molto ricordato, forse anche perché era un periodo molto buio della sua vita, ha segnato la tua formazione artistica?
Nel maggio del 2001 passai il mio ventiquattresimo compleanno da solo a New York. Fu lì, nella minuscola stanza YMCA, che concepii il progetto Mugshots accompagnato da una sola colonna sonora per tutta la settimana di permanenza nella Grande Mela: un'unica musicasetta contenente DaDa di Alice Cooper! Le note di quel disco mi hanno seguito ogni giorno in ogni strada della città e posso affermare senza alcun dubbio che parliamo del disco più importante della mia vita. Poche settimane prima dell'arrivo di Dick Wagner trovai in una bancarella – nel Lazio – una copia in vinile prima stampa ancora sigillata! La conservo come una reliquia, dato che ora reca sia la firma di Alice Cooper che quella di Dick Wagner. E sono fiero che i Mugshots siano l'unica band al mondo ad aver mai realizzato una cover di Pass The Gun Around, tra l'altro sotto la supervisione del suo creatore...

Hai esperienza in molti campi della comunicazione ed hai scelto di fare musica fuori dagli schemi in un periodo di crescente crisi, come vedi il futuro della scena musicale, sia italiana che internazionale?

Come dicevo prima... “no future” ma non in senso provocatorio alla Sex Pistols, semplicemente è una dimensione che non percepisco, così come il passato. Sono un discepolo di Aiòn e non di Kronos, dunque vivo l'attimo eterno in cui tutto accade senza la percezione di Alpha e di Omega. Parlando di crisi, credo nell'eterno ritorno dell'identico dunque penso si tratti di cicli e situazioni già note all'umanità, anche se magari in altri ambiti e con altre tecnologie.

Grazie a te, caro Giancarlo e grazie a chi vorrà impiegare qualche minuto nella lettura di questa intervista... magari vi sarà venuta la curiosità di scoprire cosa si cela dietro le inquietanti maschere dei Mugshots! A presto!!

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