Giuseppe
Iampieri è il creatore di Mistheria, progetto nel quale il
tastierista si avvale di numerosi special guest. Dopo un disco come
“Solo Piano”, dove l’artista si è cimentato
con se stesso in un insieme di composizioni introspettive, è
la volta di “Dragon Fire, lavoro di Metal Neo Classico suddiviso
in tredici tracce. Iampieri è un veterano del Metal e le sue
collaborazioni sono davvero importanti, basta ricordare i Winterlong
oppure Bruce Dickinson (Iron Maiden). Ebbene tutta la sua esperienza
artistica viene riversata in “Dragon Fire”, nel quale
si avvale della collaborazione di musicisti come Mark Boals (Royal
Hunt, Malmsteen), John West (Royal Hunt), Gorge Bellas, Roger Staffelbach
e Titta Tani (DGM, Ashent).
Senza ombra di dubbio si vanno a cavalcare le note che rendono il
genere Metal Neo Classico un punto di ritrovo sicuro per i fans del
genere, una musica che non lascia adito a mutazioni e proprio per
questo amata oppure odiata, ma in qualsiasi caso rispettata.
La tecnica strumentale è dunque in vetrina, non esulano nell’intero
disco cavalcate sonore di raffinata esecuzione. Non una valanga asfissiante
di note, ma spesso la band si lascia andare per la gioia di chi ama
i tecnicismi in buoni solo e comunque con armonie sostenute e facilmente
memorizzabili. Il suono del disco è retrò, in quanto
riesce ad evocare i fasti dei tempi che furono, quegli anni ’80
in cui il Metal sapeva dare il meglio di se. Ma veniamo al difetto,
proprio chi segue questa musica sin dagli anni ’80 troverà
“Dragon Fire” un disco già sentito, perché
lo sforzo in fase di composizione non ha portato a nuove idee. E’
pure vero che il genere stesso non lo richiede e che il Neo Classico
affonda le radici su sinfonie orchestrali etc. etc. , ma forse qualche
passaggio più “coraggioso” avrebbe spezzato l’ascolto
rendendolo più fruibile. Proprio la tilte track riesce a fondere
tutto questo concetto, in essa ci sono tutti gli ingredienti per una
buona riuscita che avviene ma non stupisce. Epica e godibilissima
“Lies & Deception”, mentre “Killing The Pain”
ci travolge con i buoni spunti di chitarra. Tuttavia i momenti più
interessanti dell’intero disco sono “Metal Opera Pt1:
A.D. 1982”, “Prelude 18 in F Min” e “Metal
opera Pt2: Eye Of The Storm”, non a caso i più classici,
dove tutta l’anima e la cultura musicale dell’artista
esce allo scoperto.
Iampieri è un talento italiano del quale dobbiamo andare fieri,
un musicista che riesce ad emozionare con le sue tastiere anche in
ambito Metal, genere che nella maggior parte dei casi defeziona proprio
lo strumento in questione. Certo non è un disco per tutti i
gusti, ma è comunque consigliato a chi vuole avvicinarsi a
questo stile che sembra godere di vita eterna. MS |