Rock Impressions

Methodica - The Silence of Wisdom METHODICA - The Silence of Wisdom
Vrec 168
Distribuzione italiana: Audioglobe
Genere: Prog Metal
Support: CD - 2015


Second album per i prog metallers Methodica, una band che si sta facendo notare grazie ad una buona serie di live a supporto di gruppi come Anathema, Pendragon, Marillion, Uriah Heep, Skunk Anansie e Moongarden. La formazione a cinque è piuttosto classica, alla voce c’è Massimo Piubelli, che ha una buona timbrica, mentre la chitarra è nelle mani di Marco Ciscato e le tastiere in quelle di Marco Baschera. La sezione ritmica è composta da Paolo Iemmi al basso e Marco Piccoli alla batteria, tutti tecnicamente preparati e affrontano questo genere, fatto di stacchi e continui cambi di ritmo, con la dovuta bravura. Questo di per se non fa notizia, il fatto è che la band sta proponendo musica convincente. I soliti complimenti? La band si permette di proporre la cover di “Firth of Fifth” dei Genesis.

L’intro è cinematografico e solenne, di stampo neo classico e lascia il posto a “The Angel Lies Dying” che apre con suoni elettronici dal sapore post moderno, l’influenza di gruppi come i Porcupine Tree e Tool si sente, anche se non è imitazione. Il gruppo ha una fisionomia propria con belle linee melodiche e una solida costruzione armonica. Il brano è fortemente epico, con una parte finale da pelle d’oca, la forza visionaria impressa è notevole. “J” è una prova di forza, il gruppo mostra i muscoli con un brano nervoso e pieno di cambi di tempo, ma non è una palestra fatta di tecnicismi, c’è su tutto un senso drammatico che funziona. “Only Blue” è una ballata romantica non convenzionale, ancora una volta colpisce l’intensità infusa nella musica. L’urgenza del sound dei Methodica torna prepotente nella complessa e epica suite “Caged”, che per il numero di cambi e di atmosfere contiene materiale per più pezzi. Vera piece de resistance, che la band affronta in modo egregio. Ancora molto teatrale è “The Lord of Empty Spaces”, con una più che buona prestazione volcale di Massimo, anche se forse la pronuncia inglese non è sempre al meglio, però è un gran bel pezzo. “Destruction of Idols” è molto dura e metallica, si avvicina a Tool e POS, un’altra occasione per il gruppo di dimostrare le proprie doti compositive, scommessa vinta. L’ultimo brano riprende l’intro e lo espande in formato canzone, il gruppo conferma tutto quanto detto anche se non ci sono grosse novità. La cover dei Genesis è posta alla fine come bonus track. La rilettura è personalizzata, ma non stravolta e mi piace il desiderio di mettere mano ad un classico aggiungendo qualcosa di personale.

Gran bel disco questo, che corre il rischio di essere poco apprezzato per il provincialismo di molto pubblico e del sospetto che in genere si ha nei confronti dei giovani artisti. Diamo fiducia al prog nazionale! GB

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