Rock Impressions

Metamorphosis - Dark METAMORPHOSIS - Dark
Galileo Records / Prog Rock Records
Distribuzione italiana: si
Genere: Prog
Support: CD - 2009

La Svizzera è una nazione abbastanza piccola, ma in ambito Progressive Rock ha davvero dato molto. Ricordiamo i Clepsydra, i storici sperimentatori Brainticket, i Cardeilhac, i New Progster Deyss, gli Equus, i Zenit, Shakary e molti altri ancora.
I Metamorphosis di Jan Pierre-Schenk (batteria e tastiere), Oliver Guenat (chitarra) e di Roger Burri (chitarra), si esibiscono dal 2002 ed il primo album si intitola “After All These Years”. Con “Dark” giungono al quarto lavoro da studio. Per mettere a fuoco il suono proposto vi segnalo band come gli RPWL, di conseguenza piccole influenze Pinkfloydiane, e quindi anche della psichedelia .Gli assolo di chitarra ricoprono un ruolo molto importante , sono quelli che regalano più emozioni, pur mantenendo le tastiere un elemento di fondo davvero importante.

Sin dall’iniziale “Song For My Son” ci avvolgono atmosfere malinconiche che a sprazzi lasciano spazio a strumentali di ampio respiro. Il gioco di sostenere le note rende molto spiccata l’atmosfera. I brani sono otto e tutti dalla durata abbastanza elevata, circa sugli otto minuti. Clamoroso il richiamo agli ultimi Pink Floyd , quelli di “The Division Bells” in “The Fight Is Over” oppure in “You”, specie nell’impostazione vocale, improntata con la cadenza alla David Gilmour. Rispetto all’album precedente dal titolo “Then All Was Silent” i cambiamenti non sono molti e neppure radicali. Le parti strumentali sono sempre il piatto forte, così i giochi psichedelici e a volte l’ eco delle voci. Aleggiano anche i Porcopine Tree del genio Wilson, “Hey Man” ne è esempio a dir poco clamoroso. Perfino le chitarre si rendono più aggressive. Il discorso è analogo con “I’m Waking Up”, dove voce ed arpeggi di chitarra ci accolgono all’inizio per poi lasciarsi andare in un frangente strumentale di grande emotività. Ancora una volta gli RPWL fanno capolino. Più greve e controversa è “Knowing All I Do Worth Ending”, sempre orecchiabile, perché i Metamorphosis sono molto attenti al lato melodico del brano, pur viaggiando spesso in ambito psichedelico. Personalmente nutro molto piacere nell’ascolto dei solo delle chitarre elettriche. Il brano che mi ha colpito di più è “Where Do We Go”, forse per la varietà e per la grinta in più. Importanti le tastiere, in definitiva questo è un momento in cui la band dimostra di essere più squadra. Ritorno a sottolineare certi Porcupine Tree, quelli del periodo “Signify”. Chiudono i tre minuti acustici della title track “Dark”, un bel momento di intimità sonora.

Non che la personalità sia del tutto latente, ma in definitiva i nostri amici non si inventano molto, ma questo è relativo, quando una musica è bella ….è bella!
Se si vogliono cercare i peli nell’uovo allora potremmo stare qui a discutere di Progressive stagnante e quant’altro, come un fans del genere ama solitamente disquisire. Personalmente metto “Dark” fra i dischi da ascoltare ogni tanto, come un buon bicchiere di brandy. Ripeto, senza infamia e senza lode, solo buona musica. MS


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