Rock Impressions

Karmakanic - In A Perfect World KARMAKANIC - In A Perfect World
Inside Out
Distribuzione italiana: Spin Go!
Genere: Prog
Support: CD - 2011

Parliamoci chiaro, se i Karmakanic venissero oggi in tour nel nostro paese quanti spettatori farebbero? Temo pochi, forse non abbastanza per pagare le spese, un po’ come è successo a dei loro compagni di label qualche anno fa, tutte band validissime, che fanno ottima musica, eppure il parterre era desolante. Oggi il pubblico preferisce vedere la più scalcinata delle tribute band di King Crimson, Pink Floyd o Rush, piuttosto che vedere gruppi come i Karmakanic che fanno ottima musica propria e che portano avanti la tradizione del prog con grande passione. Dico tutte queste cose perché ho l’impressione che il movimento prog stia vivendo un’altra fase sabbatica, una delle tante, anche se i fasti dei primi anni settanta non si sono più ripetuti. Da un lato il prog post moderno non sta decollando come meriterebbe e dall’altro ci sono tante band che fanno musica spettacolare, ma che restano in un underground che fa poco bene al tutto il genere. Queste mie parole sono volutamente velate di amarezza e di rammarico, perché i Karmakanic mi piacciono davvero tanto e perché sono convinto che la loro musica meriti di essere conosciuta.

Questo spirito un po’ contradditorio mi abita mentre mi accingo a recensire l’ultima fatica di questo supergruppo capitanato da quel motore ritmico che risponde al nome di Jonas Reingold. L’avvio è neo classico, sembra una pastorale, che ben si addice ad uno sviluppo in pieno Yes style, prog sinfonico ricco di suggestioni e suonato in modo come sempre egregio. Il brano che porta il titolo emblematico “1969” è una suite di quasi quindici minuti, ricca di magie sonore. Ben diversa la traccia successiva “Turn It Up”, aperta da un ritmo tribale e poi dominata da melodie stellari, mette voglia di cantare. “The World Is Caving In” all’inizio è struggente, poi entra una sezione ritmica molto dinamica e tutto prende un decisa impennata, quasi metal, ma molto coinvolgente. “Can’t Take it With You” è strana e sperimentale, quasi zappiana, su un ritmo dal sapore cubano parte un metal crossover tirato, il tutto molto fusion, divertente. Buona anche “There’s Nothing Wrong With the World”, ricca di momenti ritmici notevoli, anche se non aggiunge molto a quanto già sentito prima. “Bite the Grit” resta sullo stesso livello, mentre “When Fear Comes to Town” è un brano cantautorale dal sapore intimista, che ci congeda con dolcezza da un album, come sempre, sopra le righe.

I Karmakanic sono una grande band, che meriterebbe molto più di quanto ha raccolto fin’ora. Certo si rivolgono ad un pubblico raffinato, che ama da sempre la musica prog, ma almeno per una volta lasciate perdere i cloni e sostenete un gruppo che fa musica con vera passione. GB

Altre recensioni: Entering the Spectra; Wheel of Life; Who's the Boss

Interviste: 2008

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