Rock Impressions

Hopewell - Another Music HOPEWELL - Another Music
Tee Pee Records
Distribuzione italiana: Audioglobe
Genere: Psichedelic
Support: mCD
- 2012


New York based band fondata da Jason Sebastian Russo, che ha collaborato con i Mercury Rev, con due di loro ha condiviso il side project Harmony Rocket. Nella formazione che ha registrato questo mini cd troviamo anche il singer Mark Gardener dei Ride, una formazione molto apprezzata di Indie Rock. La band è in attività da metà anni ’90 e da allora ha prodotto una discreta serie di lavori fra la psichedelia e lo space rock, presenziando in alcune colonne sonore e ottenendo i consensi della critica specializzata. Personalmente li incontro per la prima volta e non posso fare paragoni coi loro lavori precedenti, ma posso già anticipare che questo disco mi ha incuriosito parecchio.

Gli Hopewell riprendono una tendenza di fine anni settanta, quella di fare split e Ep, cosa che si sta diffondendo fra molte band alternative. Personalmente ho sempre apprezzato molto gli Ep, permettono alle band di sperimentare con grande libertà e di concentrarsi su poche canzoni, che risultano sempre molto interessanti, del resto credo che almeno il 95% di ogni Long Play possa essere sintetizzato in un Ep, avremmo molti più capolavori e molte meno canzoni riempitive… ma questa è un’altra storia.

Il disco parte con la cover di “Needle in the Camel’s Eye” di Brian Eno, una scelta interessante, che gli Hopewell rendono bene, il clima è sessantiano, da garage band per capirci, molto beat e credo che sia un brano davvero evocativo, cover riuscita. Molto sixties anche “The King & the Canary”, che è anche molto convincente, potrebbe tranquillamente confondersi col repertorio di quel periodo e penso che nessuno se ne accorgerebbe. “This Is This” è acida, molto psichedelica, anche in questo caso lo spessore del gruppo emerge con prepotenza, a colpirci è la sorprendente capacità di questi musicisti di ricreare determinate atmosfere e sonorità, sempre efficaci. “Over the Mountain” è un brano tribale e acido, si stacca dalle cose precedenti e il gruppo osa un po’ di sperimentazione, interessante come b-side, ma non così riuscito come i precedenti. “The Six Knowables” invece è follia pura, sembra quasi un brano partorito dalla scuola di Canterbury o dal movimento RIO (Rock In Opposition), tra free jazz, psichedelia pura e improvvisazioni alla John Zorn, difficile coniugarlo con quanto ascoltato prima, ma in fondo definisce meglio il carattere di questi musicisti imprevedibili.

Bravi questi Hopewell, una band con un concetto alto di musica. GB

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