Venti anni fa, la sorella di Johnny e Joey Gioeli frequentava 'tal'
Neal Schon il quale fece conoscenza dei sogni musicali dei fratelli
Gioeli tanto da diventarne produttore e chitarrista nel loro strepitoso
album d'esordio "Double Eclipse". Il ciclone del grunge
spense anche le loro speranze e solo nel 2002 la band si riformò
attorno a Johnny (vc) e Joey (ch) per un album inferiore alle aspettative.
Joey a questo punto ha lasciato la band che si è rifatta viva
con un live album ed il discreto "Leaving The End Open"
(2009), prima che Johnny rivoluzionasse la line-up chiamando attorno
a sè Thorsten Koehne (Demon Drive, Sunstorm, Eden's Curse -
ch), Alessandro Del Vecchio (Edge Of Forever - tast), Anna Portalupi
(Lionville - bs) e Francesco Jovino (Edge Of Forever - bt): questa
volta gli Hardline centrano il bersaglio e lo fanno alla grande.
Come per altri recenti lavori di bands stroncate dal grunge cui la
Frontiers ha (secondo me) giustamente dato una nuova chance, anche
per Gioeli e soci sembra di essere tornati negli anni in cui l'hair
metal conosceva una stagione di grande gloria con grandi chitarre,
grandi parti vocali, una straripante e gioiosa voglia di vivere e
di divertirsi, il tutto con un songwriting e una performance strumentale
di alto livello.
La partenza è di quelle che lasciano il segno, con l'entusiasmante
arena rocker "Fever Dreams", che pare arrivare direttamente
dalle sessioni di "Double Eclipse" e mostra un Gioeli stratosferico,
e la solida "10.000 Reasons", pura class rock in chiave
(migliori) Dokken dall'ottima interazione chitarra/tastiere e cori
orecchiabili ed accattivanti. La dura titletrack segna il passo ed
anche la qualità si abbassa un pochino, ma dal vivo dovrebbe
funzionare benissimo, e neppure l'hard-AOR di "What I'd Like",
nonostante un refrain molto simile a quello di "Heaven Tonight"
(Yngwie Malsmteen con JL Turner... che disco quello!!!!!), e la ballad
"Stronger Than Me", piuttosto piatta, brillano di particolare
luce propria.
Non male la cover di "Never Too Late For Love", già
proposta da Phil Bardowell e da Mark Free, ma è con la successiva
"Stay" che gli Hardline tornano su alti livelli qualitativi
con delle rinfrancanti sonorità AOR ed un gran bel ritornello.
Evitate pure la debole e confusa "I Don't Wanna Break Away"
e passate direttamente al piacevole e rilassato rocker "Look
At You Now", adatto a tenere spensierata compagnia in qualunque
momento della giornata, e al puro AOR di "Please Have Faith In
Me". Il finale torna ad essere incandescente con i melodici hard
rockers "Show Me Your Love" e "The Only One" arricchite
da una sezione ritmica scattante, parti vocali imperiose che disegnano
strutture armoniche di gran livello.
Nella seconda metà degli anni ottanta un simile album avrebbe
ottenuto grandi riscontri di critica e di vendite e mi auguro che
sia i fans più 'attempati' come il sottoscritto che vissero
quell'indimenticabile periodo, sia i giovani adepti tributino il giusto
omaggio ad una raccolta di canzoni che, nel loro insieme, sono appena
un gradino sotto il classico debutto. Novanta il voto, di meno sarebbe
ingiusto nei loro e nei vostri confronti. ABe
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