Rock Impressions

Gryphon - Red Queen + Raindance GRYPON
Red Queen to the Gryphon Tree + Raindance
Essential
(1997)
Genere: Medieval Rock
Original print 1974 + 1975

Nel meraviglioso mondo del Progressive Rock si aggirano migliaia e migliaia di sorprese, più o meno gradite, a dimostrazione di un fiorente ed irripetibile periodo di immane innovazione sonora. I dinosauri del genere li conosciamo oramai tutti, più colorito e sterminato invece il microcosmo dei cosiddetti gruppi “minori”. A questa categoria appartengono i Gryphon, complesso composto da quattro studenti del Royal College Of Music agli inizi degli anni ’70.

Richard Harvey con il flauto e le tastiere è la mente di questo quartetto dedito ad un Prog medievale, con sprazzi di Genesis e Gentle Giant. Per suonare questo genere di musica servono strumenti adeguati, ecco allora Richard con il Mellotron, il Moog ed il Clavicembalo, Brian Gulland con il Controfagotto, Grame Taylor alla chitarra e David Oberle alla batteria. E’ comunque il flauto a farla da padrona in quasi tutti i brani.

Questa succosa ristampa contiene il terzo ed il quarto lavoro del gruppo, ma si trova in commercio anche il cd contenente i primi due dal titolo “Gryphon” (1973) e “Midnight Mushrump” (1974), in origine editi dalla Transatlantic. Ma veniamo al cd in esame, nel primo Lp “Red Queen To Gryphon Three” (1974) ci si addentra in un lungo percorso strumentale, senza il cantato, dove ci si imbatte anche in una lunga suite adattata per la teatrale versione de “La Tempesta” di W. Shakespeare.
La musica è soave, leggera, con cambi di ritmo e molta melodia. “Raindance” (1975) risulta più frizzante, con idee più concentrate ed appetibili. “Omolo” è scandita da un metronomo ed in più in questo Lp c’è anche l’uso della voce, pur se in maniera limitata. C’è “Mother Nature’s Son” dei Beatles, ma si resta folgorati dalla conclusiva “Ein Klein Heidenleben”, ricca veramente di sorprese e di richiami ai Genesis. In seguito il gruppo terminerà il proprio cammino nel 1977. Il suono è così pulito da far sembrare il tutto quasi una produzione odierna.

Non resta a questo punto che sottolineare il lavoro di certe case discografiche che si azzardano a spendere i propri danari per riportare alla luce lavori come questi, altrimenti ingiustamente dimenticati nel tempo. Più ascolto la musica Progressive degli anni ’70 e più sono convinto che gli artisti moderni (purché validi) hanno ancora molta strada da fare, ma veramente molta… MS


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