Potenza, buone sonorità, originalità espressiva, ritornelli
fruibili. Ecco i Goddass in breve. La band piemontese che attinge
dal bagaglio metalcore la propria influenza musicale, sembra essere
un'ottima promessa nel campo discografico a livelli internazionali.
Ed ecco che, dopo qualche ep, esce finalmente il primo full lenght,
“My Beautiful Sin”, in una miscela meravigliosa dei migliori
Lostprophets, Machine Head, Deftones e Caliban, il tutto celebrato
dal senso per la melodia che è tipicamente italiano e che qui
affiora intelligentemente.
Registrato a Londra con l'esimio ausilio di Matt Hyde (Machine Head,
Bullet For My Valentine, Trivium, Funeral For a Friend), "My
Beautiful Sin" è un album che parte potente con un apertura
strumentale, Prelude, che ne fa proprio da incipit, ed al quale segue
la fruibile Hide In Pieces. All I Die For è una piccola perla,
tra le tante a dire il vero dell'intero album, tra terremoti intensi
di chitarre impezzite ma non pesanti, forse un papabile singolo, seguono
The Draw And The Rest e Last Day, pezzo che la band ha inserito nel
proprio myspace a livello promozionale, e che colpisce per una composizione
assai complessa persino per il migliore metalcore internazionale.
E poi ancora Become My Heart e Bleeding A Scream, che si rifà
al sound tipicamente nu metal in cui si agglomerano fatiche strumentali
realmente ascoltabili, il tutto senza perdere mai però quel
gusto per una sperimentazione tangibile e nuova, finalmente! Never
And Over precede col suo ritmo veloce ma melodioso You (Hate), che
è la sintesi, probabilmente, dell'intera produzione dei Goddass,
ed in cui lo screamo più imponente e maligno va a sposarsi
in maniera indovinata con i ritmi più assoluti e il gusto per
la melodia che rende il tutto meno scontato oltre che più memorabile,
e che evince l'enorme dote vocale di Al. I'm Your Hell è solo
l'anticipo, forse in penombra, della vera top canzone dell'album,
che è anche quella che dona il titolo all’album. My Beautiful
Sin è infatti un piccolo capolavoro, tra assoli assordanti,
voce e melodia che si incrociano come sempre intensamente e miscelandosi
fluidamente, accelerazioni e rallentamenti inaspettati, melodie introspettive
e lacrimose, basso-batteria a farla da padrone. Un esempio di tecnica
e raziocinante espressività innovativa, tra sperimentazione
e tradizione mai rovinata ma esaltata.
I Goddass sono una delle band italiane che il mercato e il pubblico,
non solo quello di nicchia, dovrebbe assolutamente tenere bene a mente,
come esempio e luce, in una marea di sonorità spesso errate,
troppo comuni e scontate e talora integraliste di un genere a scapito
dell'altro o meglio ancora, della miscela di essi.
Bellissimo album, splendida novità. Li attendiamo presto live.
IR
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