Ogni
tanto c’è qualche label che esce un po’ dai propri
canoni, è il caso della ProgRock Records, che con questo titolo
costeggia il panorama prog, per avventurarsi nella fusion e nel blues
e anche nel cantautorato. Il disco è orchestrato dal pianista
californiano Michael Gill che per l’occasione si è attorniato
di una lunga serie di session men, circa sedici, fra cui spiccano
Dave Weckl alla batteria nel brano “Arrakis” e Dave Koz
al sax in “Stay the Night”.
Il disco presenta un’incisione all’antica, non ha quella
definizione e quella pulizia che contraddistingue le produzioni moderne
e questo difetto può pesare sull’ascolto, un peccato
perché alcune melodie sono piacevoli da ascoltare e una migliore
incisione avrebbe reso un servizio migliore, ma può anche dipendere
dai gusti. Si parte con la progressiva “Merlin’s Journey”
che si ispira agli scritti di Mary Steward, in molti altri brani Gill
citerà famosi scrittori, il brano è scorrevole, molto
melodico, alcuni passaggi sono molto godibili, altri sono meno coinvolgenti,
in fondo è standard prog. “Blues For Lazarus” ricorda
un po’ Billy Joel, stavolta viene citato Heinlein, mentre la
musica è ovviamente blues, ma niente che faccia gridare al
miracolo. “Arrakis”, un nome che ricorda subito l’epopea
di Dune di Herbert, è pura fusion, un brano strumentale dal
piglio dinamico, suonata in modo esemplare, anche se un po’
prolissa, in particolare il finale è un po’ stiracchiato.
“Tomorrow’s World” è ancora fusion, ma venata
di prog. “Here Comes the Flood” è un bel lento
scritto da Peter Gabriel, molto dolce, ma non banale. Ma l’animo
più romantico di Gill emerge dalla seguente “Memory of
a Dream”, che sembra un po’ un classico notturno. Da questo
punto l’album propone brani molto intimisti e privi di nerbo,
quasi cantautorali, ma senza avere quei lampi di genio necessari per
attrarre attenzione, così “Colorado” e “Stay
the Night” scorrono senza lasciare in me traccia. “Rain”
cerca di recuperare, ma rimane comunque un episodio troppo debole
e il bilancio finale ne risente.
Michael Gill possiede delle buone doti esecutive ed ha anche qualche
buona idea a livello compositivo, ma se vuole lasciare un segno deve
fare uno sforzo in più. GB
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