| Non mi sarei mai aspettato di trovare il batterista dei Simple Minds, 
            Mel Gaynor (ma che abbiamo trovato anche al fianco di Gary Moore, 
            Elton John e Tina Turner), su un disco di una succursale della Musea. 
            Insieme a Gaynor troviamo anche il tastierista e mente del progetto 
            Stephane Deriau-Reine (già con Jamiroquai) e il bassista Jan 
            Olof Strandberg (Stanley Clarke). Questo trio si è riunito 
            in questo progetto per produrre un disco di grande fusion per lo più 
            strumentale, con qualche piccola incursione anche nel prog.
 
 In scaletta abbiamo quattordici brani per quasi settanta cinque minuti, 
            dove il trio suona un po’ di tutto, da partiture energiche ad 
            altre più rilassate e godibili, ma sempre all’insegna 
            della grande musica. Di certo è gente che sa suonare e si sente 
            subito e si sente anche che questo non è un progetto nato per 
            fare cassa, piuttosto ha preso vita dalla voglia di divertirsi. Non 
            può essere una mossa commerciale perché si rivolge ad 
            un mercato molto ristretto di veri appassionati. Questo non è 
            necessariamente sinonimo di qualità, ma eventuali dubbi svaniscono 
            già col secondo brano in scaletta “Undercover”, 
            il primo è una piece neo classica che ricorda molto la musica 
            cinematografica, ma è funzionale ad una storia che lega i vari 
            brani tra loro.
 
 Niente track by track, ci sono dei numeri da paura, in particolare 
            certi assoli di basso e che batteria! Non mancano nemmeno degli inserti 
            molto ficcanti di chitarra ad opera di vari guests, ma sono sicuramente 
            la tastiere a fare la parte del leone. Questo disco è da assaporare 
            dall’inizio alla fine, a volte diventa un po’ pesante, 
            ma sono piccole parentesi, nel complesso è davvero un gran 
            prodotto. GB
 
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