| Oggi si trova un ricco revival di musica medievale, tardo medievale 
            o rinascimentale, tanto che a volte sembra un po’ una moda, 
            ma preferisco pensare che sottintenda una ricerca di senso e di una 
            forma artistica di “spiritualità”, di ritorno alle 
            origini, resta il fatto che pochi artisti approfondiscono veramente 
            la loro ricerca musicale. Dante Ferrara, di origini pugliesi, ma nato 
            in Inghilterra, ha iniziato ad approfondire la musica rinascimentale 
            e barocca nei primi anni ’80 e questo che recensiamo è 
            il suo terzo album. Dante è un vero cultore della musica “antica”, 
            di quelli che vanno a cercare i testi originali, gli spartiti d’epoca 
            nelle biblioteche e che usano un amore certosino e quasi maniacale 
            per questi studi.
 
 Ecco allora la strumentazione d’epoca, con un booklet che spiega 
            minuziosamente ogni strumento, dal mandolino milanese all’hurdy 
            gurdy, dal basso colascione alla citterna e altri ancora. Ecco partiture 
            che si possono ascoltare per la prima volta su cd, molte delle quali 
            rimaste dimenticate per tantissimi anni, un repertorio incantevole, 
            che le mie parole riescono a fatica a decantare per la povertà 
            dei miei mezzi. Ferrara in questo suo nuovo e prezioso album ci propone 
            ben trentatre brani tutti rigorosamente composti nella seconda metà 
            del 1600, fra gli autori il più presente è Henry Purcell 
            (1659-95), uno dei compositori inglesi più prolifici di quel 
            periodo, ma ci sono anche molti altri nomi meno noti, ma non meno 
            interessanti.
 
 Quindi c’è tanto rigore, ma anche una buona dose di gogliardia, 
            Dante è un personaggio e di certo ama divertirsi e divertire, 
            a partire dallo strano titolo che ha dato al suo nuovo disco, una 
            parola coniata da Shakespeare, una contrazione del francese “baisez 
            mon cul”, per deridere i francesi. Da qui già capirete 
            che il nostro non è un serioso accademico, piuttosto è 
            una persona solare (in questo svela pienamente le sue origini) e quindi 
            fa musica per il piacere di chi lo vuole ascoltare, musica “rigorosamente” 
            divertente. I testi dei brani sono a loro volta spesso molto “terreni”, 
            ma essendo tutte musiche composte nel periodo che è seguito 
            al puritanesimo, risulta tutto molto naturale.
 
 Bazimakoo è un disco incantevole sotto tutti gli aspetti, un 
            prodotto profondamente culturale e piacevole al tempo stesso, che 
            sa unire la passione per una meticolosa ricerca artistica al desiderio 
            gioioso di giocare e di rallegrarsi, il tutto con grande stile. GB
 
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