| Le idée e la personalità con il tempo pagano. Questo 
            è il caso dei nostrani Fear Of Fours, un quintetto di artisti 
            non nuovi al mercato, dedito ad un Death contaminato dal Progressive. 
            Dopo il demo del 2004 la Valery Records, molto attenta, si accorpa 
            la band fra le proprie fila, intuendo in loro un talento notevole. 
            E non si sbagliano, ascoltando “Never Heaven” si hanno 
            sensazioni meravigliose già vissute con gli Anathema di “The 
            Silent Enigma”, con i Katatonia e con gli Opeth, ma i nostri 
            ragazzi hanno anche molta farina del proprio sacco. Infatti le sonorità 
            oscure dettate dai gruppi appena citati, vengono spezzate dalla mediterraneità 
            dei nostri suoni, a volte solari, che fanno da break ad un disco prevalentemente 
            “nero”. La band è formata da Marco Piran (Aneurysm, 
            Mothercare), Terence Holler (Eldritch), Mirko Nosari (Mothercare), 
            Giulio Bogoni (Lymph, Adam) e da Andrea Martongelli (Arthemis, Power 
            Quest).
 
 Apre il disco “Craving For Light” con le tastiere di Bodoni 
            subito in cattedra, per poi passare immediatamente al Thrash alternato, 
            come gia detto, al Prog. Il ritornello è bello, così 
            le chitarre acustiche di Martongelli. Viene subito in evidenza una 
            produzione più che decorosa, il suono è ben equilibrato, 
            così gli strumenti ben distinti fra di loro. La band è 
            coesa e si trova alla perfezione in tutti i passaggi, soprattutto 
            nei numerosi cambi di tempo che faranno sicuramente la gioia degli 
            estimatori. Spagnoleggiante l’inizio di “Edge Of Insanity”, 
            pezzo tirato impreziosito dal possente drumming di Piran. Nulla è 
            dato per scontato in ogni movimento, spiazzanti interventi progressivi 
            fanno dei Fear Of Fours un gruppo si coraggioso, ma anche dalle idee 
            chiarissime. Oscura “Blind” (…e come potrebbe essere 
            altrimenti con questo titolo…) ed ecco comparire le parti in 
            growling di Holler, inquietanti e malefiche. L’aria ritorna 
            serena con “Home”, così la voce. Il brano risveglia 
            in me antiche reminescenze Queensryche ma anche gli Opeth acustici. 
            Il risultato è meraviglioso, peccato sia breve. “Craved 
            Pt.1” con il pianoforte introduce “Craved Pt.2”, 
            otto minuti di grande Metal come solo poche band sanno fare. Il cd 
            più va avanti e più si fa interessante, a differenza 
            della maggior parte di queste realizzazioni. “The Tunnel” 
            è una breve ed acustica song alla Metallica, almeno per quello 
            che concerne il cantato. “Of The Things That Have Yet To Come” 
            torna a fare la voce grossa, ma ancora di più “The Days 
            Of Betrayal”, con Piran ancora una volta in evidenza. Chiude 
            l’acustica title track “Never Heaven”.
 
 Confesso che per il sottoscritto questi Fear Of Fours sono stati una 
            vera e propria sorpresa, non li conoscevo e devo ammettere di essere 
            stato colpito alla grande. Ora devo smaltire l’effetto sbornia 
            per poter giudicare più compassatamente il futuro lavoro che 
            spero non tardi ad arrivare. Se son fiori…. MS
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