| Dalla Sicilia una nuova conoscenza musicale, almeno per chi vi scrive, 
            il cantautore e polistrumentista (tastiere e chitarra) Marcello Faranna 
            che si mette in luce per questo esordio dal titolo “Abbaddarò”.
 
 Tengo in primis a sottolineare che a mio avviso chi riesce ad unire 
            il cantautorato con delle intenzioni Progressive, è senza dubbio 
            un autore quantomeno ispirato ed amante della musica in senso generale. 
            Risultare semplici con la voglia di contraddistinguersi, non è 
            di certo cosa da tutti i giorni, un territorio quantomeno impervio 
            ma che comunque a volte riesce a dare grandi soddisfazioni (Lolli, 
            Bubbola, Rocchi, Bibbò, Finardi, Battiato, Ruggeri e molti 
            altri ancora).
 
 Il disco si presenta con dodici tracce ed una buona qualità 
            di registrazione.
 Il lavoro si apre con un intro sinfonico carico e toccante dal titolo 
            “Preludio”, già dalle prime intenzioni si capisce 
            una delle armi di Faranna, quella di saper comporre melodie intelligenti 
            e ruffiane. Sembra di respirare gli anni ’70, quel velo che 
            resta posato nella mente di chi come me ha vissuto quel periodo ricco 
            di uscite in ambito italiano.
 
 Giunge immediatamente il folklore della Sicilia ed il calore del sole 
            con la title track “Abbaddarò”, una canzone che 
            mette in evidenza la voce di Faranna, impossibile non accostarla a 
            quella di Enrico Ruggeri. La breve e dolce “Tra Un Po Sarò 
            Là” voce, piano e violino, ci accompagna a “Stelle 
            Di Cartone”, brano vigoroso e supportato da una buona ritmica, 
            quella di Danilo Spinoso alla batteria. Tutte le canzoni sono orecchiabili 
            e potenziali hit dell’album, a testimonianza della caratura 
            della proposta. Il polistrumentista si fa accompagnare anche da Simone 
            Campione alla chitarra, basso e cori, Dario Di Matteo alla programmazione 
            ed orchestrazioni, Angelo Spadafora al violino solista e da Fatima 
            Lo Verde voce in “Quale Amore”. Proprio questo brano ci 
            presenta un Faranna più complesso ed ispirato, un mix fra Matia 
            Bazar e la sinfonia Rock del periodo anni ’70 italiano. E a 
            proposito di Rock, ecco un esempio di vigorosità legata alla 
            melodia, un connubio che funziona sempre, anche in tempi moderni, 
            “Qualcosa Mi Dice” è il titolo.
 
 “La Ballata Del Barcone Insanguinato” voce e chitarra, 
            porta alla mente inevitabilmente il De Andrè delle filastrocche, 
            ma Faranna è se stesso, non di certo ne fa il verso.
 
 Segnalo anche “Ho visto Un Uomo”, brano semplice e diretto 
            ed il conclusivo “La Porta Del Futuro” che chiude il cerchio 
            del Preludio.
 
 Un prodotto poliedrico, ricco di sonorità e fluido, molto fluido, 
            grazie a ritornelli indovinati ed arrangiamenti importanti. Un artista 
            da ricercare, non può restare nell’indifferenza, non 
            capita spesso di imbattersi in un prodotto del genere, professionale 
            e pulito. Cercatelo e poi mi direte. MS
 
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