Questa band di Naples (Florida) è piuttosto giovane ed ha alle spalle una breve discografia fatta per lo più di singoli, infatti questo è il primo album, comunque un disco piuttosto breve, che supera di poco la mezz’ora, pur contenendo dodici tracce. La musica è figlia del punk, se preferite Post Punk o Indie Rock, che è una evoluzione del punk che comunque è nata più di vent’anni fa. Ma i giornalisti si sono prodigati nel trovare nuovi nomi e nomignoli a sottogeneri musicali partoriti dalla rivoluzione musicale di fine anni ’70, come garage rock, lo-fi rock, sad core, math rock, shoegaze e via discorrendo, in fondo si tratta quasi sempre di musicisti che partono dall’esperienza punk per sviluppare qualcosa di nuovo e di personale, aspirazione sicuramente meritevole.

Anche i Fake Problems cercano soluzioni non banali o scontate, anche se la materia prima su cui si muovono non è poi così originale, in fondo si parte dal post punk. Il cantante ha una voce al vetriolo molto particolare, che attira subito l’attenzione ed è uno dei principali veicoli del sound della band. Poi ci sono le soluzioni melodiche che mescolano influenze molto diverse, provate ad immaginare una versione punk e acida dei Cheap Trick, buone melodie e tanta rabbia pronta ad esplodere, come nell’ironica “The Dream Team”. Ma la misura delle potenzialità del gruppo è meglio disegnata dalla visionaria “You’re a Serpent, You’re a She-snake”, questa non è musica di tre accordi in un banale quattro quarti, ma ci sono intrecci complessi e c’è molta ricerca sotto, forse qualcosa è saltato fuori in modo casuale o forse così sembra, ma il risultato finale è molto interessante. Ma c’è posto anche per musica più diretta e divertente come la spensierata “The Heaven & Hell Cotillon”. “Diamond Rings” è uno dei brani più belli, uno sguardo al futuro e un incedere settantiano che ricorda certe cose di Bowie, c’è classe. Ma queste sono solo alcune delle sorprese che troverete ascoltando con attenzione questo disco. GB

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