Rock Impressions

Factory od Dreams - A Strange Utopia FACTORY OF DREAMS - A Strange Utopia
Prog Rock Records
Distribuzione italiana: ?
Genere: Prog
Support: CD - 2009


Già ci aveva colpito il disco precedente di questa band capitanata dal chitarrista portoghese Hugo Flores e dalla cantante svedese Jessica Letho, per la sua coraggiosa commistione di prog metal, gothic e synphonic rock, un mix piuttosto originale. Hugo ha iniziato attorno al 2000 ed ha messo in piedi vari progetti fra cui Atlantis, Sonic Pulsar, Project Creation e infine questo nuovo condiviso con la singer Jessica Flores, che alle spalle ha un altro paio di progetti, Once There Was e Beto Vazquez Infinity, inoltre è una patita dei gruppi Gothic Metal come i Nightwish di cui cura un sito internet. I due insieme sono riusciti a creare un progetto suggestivo e intrigante, che unisce le rispettive passioni musicali in un sound personale.

L’album è composto da quattordici brani ed arriva quasi a settanta minuti, tutti giocati su questo sound che unisce il tipico cantato femminile dei gruppi come i Nightwish ad un prog metal oscuro e molto teatrale, che Hugo compone con grande proprietà di mezzi espressivi, tra sfuriate metalliche molto rabbiose e momenti sinfonici, ma ci sono anche dei momenti vicini a certo folk, altri terribilmente oscuri e altri ancora onirici e poetici, una bella varietà che colpisce soprattutto nella prima metà del cd. La partenza è molto epica con la cadenzata “Voyage to Utopia”, melodie al limite del folk celtico e una compatta base metal gothic su ritmiche complesse sono gli ingredienti, sicuramente un mix che colpisce subito per originalità. “The Weight of the World” invece ha dei suoni confusi, in particolare della batteria, che penso sia campionata e non è incisa bene, questo affetta il risultato complessivo del brano, che risulta deludente. “Inner Station” ha un buon incedere, che ricorda abbastanza il gothic, molto bella la parte di violino. Il primo brano a colpirmi veramente però è “Sonic Sensations”, che propone delle melodie veramente originali, che mescolano suggestioni alla Enya a tutto quello che abbiamo già detto prima. Bella e convincente anche la sorprendente “The Road Around Saturn”, che propone molti cambi di tempo e atmosfera. Strana è “Garden of All Season”, che ha un’aura incantata, non è registrata benissimo, anzi a tratti risulta molto caotica, ma è originale. Ancora più folle “Dark Utopia”, che propone delle partiture futuriste, che in certi momenti mi convincono poco, ma è un brano che richiede più ascolti. Siamo a metà disco e da questo punto il disco, pur mantendosi su buoni livelli, non offre più grandi novità e verso il finale si è stemperato l’effetto sorpresa.

I Factory of Dreams sono una band orignale, che meriterebbe una produzione migliore, perché di idee nei loro dischi ne hanno messe davvero tante e sarebbe un peccato se dovessero cadere nell’anonimato, non se lo meritano. GB


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