I toscani Eveline’s Dust pubblicano il quarto lavoro dopo un
percorso che li ha portati sotto i riflettori degli appassionati di
prog, grazie ad una proposta fresca, che tiene conto di tutta la musica
che a vario titolo viene considerata “prog”. Quindi non
sono ancorati al sound settantiano.
In questo nuovo lavoro presentano un ulteriore passo avanti, con sonorità
molto attuali, il loro prog è nervoso, a volte duro e spigoloso,
altre volte melodico e poetico. Questa loro abilità di mescolare
sonorità differenti è l’ingrediente che cattura
l’attenzione dell’ascoltatore. Delle solide partiture
ritmiche fanno da struttura e tutto concorre alla costruzione di brani
penetranti, che possono piacere anche ad un pubblico non necessariamente
prog oriented. Fra gli apici del disco c’è sicuramente
il brano Grace The Sound, che presenta una struttura quasi jazzata
e mi ricorda certe melodie di Joe Jackson. Non meno particolare è
la successiva Crawl, costruita su incastri ritmici pulsanti. Interessante
anche il funk duro della conclusiva Better Lie Bitter Life.
Un disco elegante, ruvido dove serve, ma che non esaspera mai delle
sonorità a discapito di altre, piuttosto offre un equilibrato
prog moderno che si fa ascoltare volentieri e non è poco. GB
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