Ottavo album (settimo in studio) per questi agguerriti bavaresi dediti ad un metal contaminato, quello che, per intenderci, qualche anno fa veniva chiamato crossover e che oggi prende il nome più altisonante di Alternative Metal, ma la sostanza non cambia di molto. Infatti non mi sembra che il gruppo sia riuscito più di tanto ad imporre la propria musica fuori dai patri confini, almeno guardando i posti dove andranno presto in tour. Comunque sia aver raggiunto questa produzione discografica non è da tutti.

La formula è semplice, un metal violentissimo, pompato con grande rabbia e determinazione, grooves incalzanti, una sezione ritmica che martella come un’ossessa e il singer che sembra esplodere di odio. Le chitarre sono straripanti, pochi momenti melodici e poi è tutto un attakko soniko devastante. La formula è simpatica e le linee melodiche non sono male, ma si tratta di un prodotto alquanto prevedibile, non c’è il carisma dei RATM o la forza di altre formazioni d’oltreoceano, i brani si susseguono decisi e funzionano anche bene, ma dopo tre ascolti ancora non ho trovato uno che mi resta in mente, che colpisce davvero la mia attenzione, anche se nell’insieme il disco funziona anche bene. Sopra la media posso citare “The Architects of My Apocalypse”, che ha ottimi cambi di tempo e delle melodie graffianti, altrettanto buona è la melodica “Triumph and Disaster”, ma ci sono più momenti riusciti, è l’insieme che convince meno.

Non ho nulla contro questo genere musicale, che ogni tanto mi diverte pure, ma qui mancano le idee che lo rendono originale, c’è più che altro forza bruta che viene sbattuta in faccia all’ascoltatore senza remore, in questo genere la forza è sicuramente determinante, ma a chi giova questa esibizione “muscolare”? Anche se gli appassionati del genere faranno bene a dargli un ascolto, magari a loro piace. GB

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