Rock Impressions

Elleven - Transfiction ELLEVEN - Transfiction
Progressive Promotion Records
Distribuzione italiana: -
Genere: Prog
Support: CD - 2015


Il New Prog è stato molto importante negli anni ’80, ha avuto la capacità di far sopravvivere il vecchio Progressive Rock sino ai giorni nostri, malgrado le pugnalate del Punk, della “Febbre Del Sabato Sera” e della New Wave. Il fenomeno è come sempre partito dall’Inghilterra, punto di riferimento Genesis e Pink Floyd su tutti, ma è stato supportato da tutta Europa e non solo. Anche noi italiani siamo stati in gioco con gruppi come Nuova Era o Arcansiel, ma la Germania ha saputo fare nel tempo la voce grossa. Un gruppo che ha partecipato attivamente a questa corrente di matrice prettamente Marillioniana (era Fish ovviamente) si chiama Chandelier ed Herry Rubarth ne è stato il batterista. Lo ritroviamo nel 2001 in questo nuovo progetto dal nome Elleven. Con lui la cantante e chitarrista Julia Graff, Carsten Hutter alla chitarra, Armin Riemer alle tastiere e Roger Weitz al basso. Con “Transfiction” giungono al secondo suggello, dopo “Insight” del 2007. Come stile della Progressive Promotion Records, il disco è presentato in veste cartonata ed elegante, con un libretto di accompagnamento curato contenente i testi e le foto. I disegni psichedelici mi fanno tornare alla mente quelli della ristampa cd dei Pink Floyd “The Piper At The Gates Of Dawn”. Otto i brani contenuti, tutti di media lunga durata, oscillanti dai sette agli undici minuti al massimo.

“Try” apre il disco e fanno capolino anche gli Arena, grazie alle forti chitarre, ma la voce di Julia racconta un'altra storia, magari più vicina a quella dei The Gathering. Notevole il momento centrale con l’Hammond che accompagna, e la chitarra che smette di ruggire per deliziare con un breve assolo sentito e profondo. Siamo al cospetto di Progressive Rock da cantare, dove la tecnica è al servizio della melodia e non del autocompiacimento. Anche in “Not The One” il momento centrale è il più interessante, fra chitarra e tastiere, qui più enfatiche e riempitive.
Accenni nipponici in “Sakura Tree”, canzone delicata come la voce di Julia. La successiva “Blurry Road” è sempre dentro i canoni della delicatezza, salvo entrare nell’enfasi finale degli assolo. Il ritmo prima sale e poi si spezza in “Anyway”, e qui siamo in pieno New Prog. “Reproduction” ripropone lo stile Elleven senza strafare, ma è “Dust And Light” che personalmente mi convince di più, grazie alla sua varietà. Il disco viene chiuso da “Losing Tracks”, la canzone inizialmente acustica è anche la più breve nei quasi cinque minuti.

L’intento degli Elleven è palesemente quello di emozionare, di coccolare l’ascoltatore con melodie leggiere, fragili, senza mai alzare troppo la voce. Ci riesce sicuramente, ma avviso tutti coloro che pretendono dal Prog vigore e tecnica che qui ci si rilassa ad occhi chiusi e spesso è anche bello lasciarsi andare e sognare. MS




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