Rock Impressions

El Hijo De La Aurora - The Enigma of Evil EL HIJO DE LA AURORA - The Enigma of Evil
Minotauro / Markuee
Distribuzione italiana:
Genere: Dark Rock / Doom
Support: CD - 2015


Terzo album per i peruviani El Hijo de la Aurora ovvero Lucifero. Quartetto dedito al doom psichedelico di matrice fortemente sabbathiana. A tirare le fila della band c’è il batterista Joachin Cuadra, unico membro rimasto della formazione originale. Il gruppo è avvolto di simboli e riferimenti esoterici, con testi per lo più ermetici e in linea con quanto proposto a livello sonoro.

L’influenza del gruppo di Birmingham viene subito celebrata dall’opener “Fohat”, il giro portante è una dichiarazione d’amore e di intenti. Non ci si può sbagliare, anche se la prima impressione potrebbe anche avere un impatto negativo sull’ascoltatore. Il cantato spettrale e spiritato di Jorge Cortes è particolare, i suoni sono molto saturi e piuttosto personali, una rilettura decisamente acida e psichedelica del doom. “Kyrie Eléison” spinge sul metal, anche se i suoni restano molto personali e suggestivi. A tratti il gruppo sfiora il metal epico, in particolare grazie ai cori dal sapore cinematografico, tra Carmina Burana di Orff e Morricone. Particolare il finale, sembra quasi un altro brano. “The Buddha From Mars” ha una costruzione interessante, il sound è molto ruvido, ai limiti del low-fi, ma proprio per questo altamente suggestivo, però servirebbe una produzione più curata per far risaltare a dovere la composizione, che sicuramente merita. “The Awakening of Kosmos” è una ballata acustica decisamente stralunata, dove è più forte la componente psichedelica. “Spirits of Will” è una strumentale che sembra estrapolata da un rituale sciamanico, campanelle tibetane, tappeti sonori, note dilatate, effetti sonori, un bel mix meditativo e anche abbastanza inquietante. Con “The Advent of Ahriman” si torna ad un doom metal a tinte molto fosche, sembra una dolorosa marcia funebre. Il viaggio spettrale si chiude con la sperimentale “Guard of the Two Thrones”, dove il gruppo cerca di infondere tutta la propria creatività alla ricerca di una strada personale per il doom e in parte il gioco riesce.

Come succede spesso in questo genere, il doom metal, il prodotto in questione è rivolto ad una stretta cerchia di appassionati. Però devo dire che la suggestione non manca e se ci sono diversi spazi di miglioramento, le idee da sviluppare sono molte e in futuro questo gruppo potrebbe lasciare il segno. GB

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