Rock Impressions

Electric Swan ELECTRIC SWAN - Electric Swan
Bad Chili Records
Distribuzione italiana: - Black Widow
Genere: Hard Rock
Support: CD - 2009


Lucio Calegari è il chitarrista dei Wicked Minds e questo è il suo primo disco solista, questo musicista è partito dal metal e pian piano è arrivato alla musica degli anni ’70, un percorso che potremmo definire “inverso”, ma che sempre più musicisti stanno facendo e si scopre sempre più spesso che un certo modo di fare musica non vuole tramontare, un modo maledettamente sincero e viscerale, che a distanza di tanti anni mantiene intatto il suo fascino un po’ selvaggio.

Questo disco di Calegari è un inno agli anni ’70, anzi è talmente credibile che sembra di ascoltare un vecchio disco dimenticato, invece si tratta di una produzione nuova di zecca. Già il primo titolo è tutto un programma: “In the Hush of Daze”, riffs di chitarra secchi, ritmi incalzanti e tanta distorsione, che botta! Non meno incisiva è la seguente title track, Lucio ci sa fare ed è perfettamente a suo agio, anche nell’intermezzo onirico e jammato. Intanto Paolo Negri, che ha notevolmente contribuito alla riuscita di questo cd, ci delizia con le svisate irresistibili del suo hammond. “Your Love Been So Good to Me” è la prima di tre cover, cantata in modo magistrale da Sophya Baccini (leggete la recensione del suo disco solista), la seconda è “Teaser” dell’indimenticabile Tommy Bolin, pura devozione.

“Eleventh Angel” è uno strumentale, terreno più complesso e pericoloso, ma che il nostro risolve con una disinvoltura ammirevole, c’è anche un bridge fra blues e fusion dai risvolti imprevisti. “Boyond the Rising Sun” sembra un lento alla Black Sabbath di “Solitude”, non molto tecnico, ma con molto pathos, che poi si trasforma a sua volta in un torrido hard rock. Il wah wah trascina nell’ondeggiante “Calibro 9”. Bellissimo ed evocativo il giro portante di “Crossing the Time”, sicuramente uno dei momenti più toccanti del cd. “Redwitch” ci introduce in un mondo oscuro e misterioso dal fascino spettrale con un finale in gran crescendo. Molto visionaria l’ultima strumentale “Apollo’s Dream”, con un bel solo di hammon nel bridge. La terza cover è una vera sorpresa (visto l’ambito), si tratta di “Creeping Death” dei Metallica, che chiude il cd, diversa da quello che ci si può aspettare, in fondo è un vero e proprio colpo di coda che conferma le qualità di questo musicista.

Sicuramente ci sono molte altre cose che avrei potuto dire, ma mi sono lasciato trasportare dall’emozione, perché questo cd mi è piaciuto, pure troppo. GB

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