Potere e magia del Progressive Rock! Essere fuori dai tempi che corrono,
da un mondo isterico che ti trascina via come un onda anomala. Fermarsi
ad ascoltare chi ama mettersi a nudo. Essere veri, non portare una
maschera di convenienza, stare fuori dal mucchio. Questo è
e sempre sarà il Progressive Rock, sia per chi lo suona che
per chi lo ascolta. Osare, pensare, divertirsi per comunicare sensazioni
uniche, poi potranno piacere o meno, comunque sia, vere.
Gli anni ’70 hanno lasciato nel Rock uno sfregio indelebile,
una cicatrice che nessuna chirurgia plastica può celare. Il
trio Ego si diverte a suonare e creare strutture dal profumo antico.
Questo è il secondo disco per i varesini dopo il buon debutto
del 2008 dal titolo “MCM Egofuturismo”.
La formazione a tre elementi gia può indurre l’ascoltatore
a paragonarli agli Emerson Lake & Palmer, oppure alle nostrane
Orme ed io ci aggiungo perfino gli ottimi Quatermass, in parte non
è sbagliato, almeno nel modo di concepire il genere Prog più
che nella musica. Pier Caramel (tastiere e flauto), Daniele Mentasti
(basso e trombone) e Sergio Iannella (batteria) suonano da molti anni,
sin dalla fine degli ’80 e questo in qualche maniera arricchisce
inevitabilmente la potenzialità tecnica a loro favore. “Evoluzione
Delle Forme” esce dallo stereo con carattere, musica per la
mente dove ogni singolo brano è un emozione a parte. Le tracce
sono tutte strumentali e questo è un altro motivo per apprezzare
questo lavoro, oggi suonare musica Prog e addirittura non cantata
è il massimo del masochismo commerciale. E qui risiede la passione
di chi suona, la vera motivazione che spinge un uomo a suonare, emozionarsi
per emozionare. Sette capitoli dove le tastiere padroneggiano e gli
anni ’70 travolgono. Personalmente scorgo nel loro sound più
Orme e Goblin che gli EL&P e questo onora il nostro palcoscenico
storico, ricco e fiorente di strepitose band che solo per esterofilia
masochistica releghiamo sempre ed ingiustamente all’ultimo posto.
Invece nazioni straniere apprezzano di più il nostro operato,
come ad esempio il sempre attento Giappone, ci sarà un perché?
In conclusione questo secondo disco degli Ego scorre via piacevolmente,
senza strafare in inutili tecnicismi, badando al sodo della melodia.
Non un capolavoro ma un disco onesto e pieno d’amore, quello
per uno stile musicale generoso di forti emozioni. Però, bisogna
anche saperle cogliere. MS
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