Ancora una volta è un paese insolito a regalarci un gruppo in grado di emozionarci, questi Echoes arrivano dal Venezuela, una terra dove si suona tutt’altro, eppure questi musicisti hanno dato vita ad un prog metal oscuro di grande impatto. I punti di riferimento sono POS, Tool e Dream Theater, ma gli Echoes non scopiazzano, anzi vanno dritti per la loro strada con orgoglio e convinzione presentano questo bellissimo album. La band è piuttosto eterogenea, con sette musicisti e vari cantanti che si alternano, tre sono le chitarre, ma c’e anche il sax, oltre alle tastiere e alla sezione ritmica, il risultato è un sound molto avvolgente.

“Epilogue” è come un intro, ma da subito la misura dell’abilità compositiva di questi musicisti, che ci sommergono subito di note ad alto tasso emotivo. “Rude Awakening” ha un inizio morbido, costruito su un pianoforte romantico, poi il brano si sviluppa in un metal visionario di forte impatto. Non meno suggestiva è “Leaf Motif”, che ha un adamento atmosferico, ma sempre in chiave metal, verso il finale si viene rapiti da una bella serie di alchimie ritmiche. “Lullaby” è tutt’altro che rassicurante, altro che ninna nanna, è un’esplosione ritmica da cardiopalma, niente che altri non abbiano già fatto, ma dimostra il buon livello raggiunto dagli Echoes. Non voglio svelarvi tutti i particolari di questo ottimo album, ma vi posso assicurare che la tensione rimane alta per tutto il cd e i restanti otto brani non sono da meno dei primi ascoltati.

Gran bel disco questo degli Echoes, quello che non ti aspetti, ma per questo è ancora più gradito. Gli Echoes sono già apparsi su due compilation della Colossus, quindi altri si sono accorti di loro e voi non aspettate. GB

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