I DBC provengono dalla scena di Parigi, nati nel lontano ‘96 si sono fatti notare con quattro Ep autoprodotti prima di dare alle stampe questo primo album ufficiale, che è stato accolto nientemeno che dalla Drakkar (del gruppo SONYBMG tanto per capirci). Una partenza in grande stile con una buona dose di fiducia concessa. Il gruppo è autore di un metal alternativo di forte impatto, come si conviene in questo ambito musicale, che qualcuno accosta ad artisti del calibro dei Tool e Fugazi, anche se a me sembra che ci sia ancora un discreto divario tra queste formazioni.

L’album pur presentando dodici traccie è piuttosto breve e non arriva a quaranta minuti, ma questo può anche essere un pregio (incomincio a non sopportare più i dischi che superano l’ora di durata), anche perché alla fine in un cd anche molto bello (tranne qualche capolavoro) i minuti veramente memorabili non superano mai la metà del disco stesso. Dopo un intro quasi industrial parte il primo brano “Alert” all’insegna di un metal molto duro, ma è una violenza che suona anche un po’ fine a se stessa. Anche quando provano con brani alla RATM come title track il risultato non appare particolarmente convincente. Poi in momenti come la cadenzata “Sleep & Learn” si sfiora anche la noia. Il primo brano che mi smuove dal torpore è “Feedback Disease”, anche se non è memorabile, anzi lo trovo molto prevedibile pur nella sua efficacia. Senza andare troppo oltre in un noioso track by track posso solo aggiungere che le restanti traccie del disco non mi hanno fatto cambiare idea sul giudizio complessivo.

Travelling in Travel è un disco molto vario e questo è un gran pregio, con una più che buona dose di rabbia ed energia, ma che manca di originalità ed efficacia, non è affatto un brutto disco e merita la sufficienza piena, ma da un gruppo che ha oltre dieci anni di attività mi aspettavo qualcosa di più. GB

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