Anche
nel panorama italiano del Progressive Rock c’è voglia
di mutamento. Quando si pensa a questo genere, inevitabilmente giungono
alla mente nomi storici altisonanti quali PFM, Banco Del Mutuo Soccorso,
Orme, Osanna, Area e via con altri meno fortunati. Lo stile sinfonico
e mediterraneo di questi artisti hanno tuttora proseliti, ma esistono
oggi nuove realtà che esulano da questi paletti apparentemente
invalicabili. Il Prog Fans storce il naso quando il genere prende
nuove evoluzioni, a mio modo di vedere a torto, in quanto la musica
inesorabilmente e naturalmente si evolve.
I milanesi Dropshard dopo due demo, giungono al debutto discografico
con “Anywhere But Home”, lunga suite suddivisa in otto
tracce e con la bonus track “Freedom Supermarket”. Malgrado
la giovane età dei componenti, nel suono si denota un certo
bagaglio culturale che varia dagli anni ’70 ad oggi. La componente
Metal Prog è quella che prevale, pur non invadendo troppo l’ascolto,
le melodie chiare sono in prima linea. Influenze Porcupine Tree, Genesis,
Jethro Tull, Pain Of Salvation e Led Zeppelin si aggirano nel pentagramma.
La band, dopo vari cambi di line up, si stabilizza oggi con Sebastiano
Benatti (chitarra), Tommaso Mangione (batteria e percussioni), Enrico
Scanu (Voce, flauto e chitarra acustica), Tommaso Selleri (tastiere)
ed Alex Stucchi (basso).
“Anywhere But Home” si apre con l’introduzione dal
titolo “Look Ahead”, ottima vetrina per la voce duttile
e limpida di Scanu. Cambi umorali, mare con gabbiani, pianoforte ed
altro arricchiscono l’interesse per queste atmosfere a tratti
intimistiche. Le tastiere si alternano e si sovrappongono con le chitarre,
mostrando una buona intesa fra gli strumentisti, così la parte
ritmica ricopre il ruolo fondamentale senza troppe sbavature. Certe
cavalcate sonore potranno far venire alla mente di alcuni di voi gli
immancabili Dream Theater, non a torto, anche se i Dropshard con la
band di Petrucci ha davvero poco da spartire. Le linee melodiche funzionano
bene, specie quando sono supportate dalle coralità. Un titolo
come “Images Of Mind” di per se dice gia molto, chi vive
di Metal Prog sa cosa attendersi da un brano così. Tratti onirici
tracciano solchi fra le svariate fughe Heavy, spezzando l’ascolto
a beneficio della fruibilità. Gradevole “ A Cold Morning”,
con influenze New Prog, a dimostrazione che se i ragazzi non hanno
sentito i Marillion di Fish, almeno hanno ascoltato altre band che
sicuramente si rifanno agli inglesi padri del genere. In definitiva
una suite che non raggiunge un particolare picco emotivo, pur restando
continuamente interessante e piacevole. La bonus track “Freedom
Supermarket” non aggiunge nulla a quanto detto e chiude il disco
con energia.
Questo debutto lascia una scia d’interesse dietro la band, personalmente
mi sono segnato il nome nel mio taccuino ed attendo fiducioso i nuovi
sviluppi. Interessanti. MS
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