Rock Impressions

Downlouders - Arca DOWNLOUDERS - Arca
Lizard Records
Distribuzione italiana: si
Genere: Rock Psichedelico / Space Rock
Support: CD - 2015


Ce l’abbiamo fatta! Siamo corsetti ad abbandonare la terra, non più vivibile per nessuna creatura al mondo. Lo facciamo con una stramba balena /astronave, quella creata dai Downlouders. “Il trasporto è popolato da poche centinaia di persone alla ricerca di nuovi mondi abitabili in vista dell’imminente morte della Terra.”, così descrivono nel loro sito ufficiale. Viaggio cosmico nell’universo della Psichedelia dalle influenze anni ’70.

I Downlouders debuttano nel 2009 con “Haustillio” tra sonorità Soul e Rock Psichedelico, Pop, Grunge e Surf. Nel 2012 è la volta del concept album “Asimov”, proprio dedicato allo scrittore fantascientifico.

Nel 2015 scrivono questo “Arca”, altro concept suddiviso in nove canzoni, come nove sono i componenti della squadra che realizzano il disco: Andrea Cajelli (batteria, percussioni), Marco Sessa (sintetizzatori, elettronica), Enrico Mangione (chitarre, sintetizzatori, tromba, voce), Andrea Manenti (basso, voci), Yed Giordano Viganò (chitarre), Matteo Laudati (chitarre), Giandomenico Fraschini (piani elettrici, batteria), Massimo Martinenghi (cetacei, voci), Andrea Tomassini (artwork).

Ci si imbarca in “Bake Kujira”, composizione malinconica aperta ad un ampio Space Rock, familiare anche a gruppi storici come Can od Amon Duul II. Con “Moto Perpetuo” i suoni si dirigono verso la Psichedelia e non si può fare a meno di pensare ai Pink Floyd fine anni ’60. Il crescendo sonoro funziona sempre, è d’impatto ed emotivo.

I giri di basso sono importanti per la causa “Downlouders, “anche “Uno” ne è una prova tangibile. Il sound è trascinante ed ossessivo, un trip da fare ad occhi chiusi. Gli anni ’70 strabordano da ogni dove. “FTL” ha del futuristico, uno Stargate fra passato e futuro, un suono ampio e spaziale che rende tutto attorno a noi vuoto.

Ritorna protagonista il basso in “Deriva” ed in questo caso mi vengono alla memoria i primi Porcupine Tree, perché qui l’elettronica “spaziale” viene accantonata a favore di echi e sonorità tirate come Wilson ha ben saputo fare. Con “Metoth” siamo avanti a qualche entità aliena, sperduti nello spazio, la sensazione è questa, magari no, tuttavia voci grevi, ritmi lenti e cadenzati, chitarre drammatiche questo fanno immaginare all’ascolto. Ma attenzione alle “Tempeste Di Meteoriti”, scampato il pericolo si viaggia alla “Velocità Di Crociera”, canzone più solare dell’intero disco, quasi serena. Il viaggio si conclude con “Spermaceti”…L’inizio di una nuova vita ed umanità? Mi auguro di si, anche perché questa a me non piace, mentre mi piace l’utopia che ho ascoltato e così questa musica che perlomeno ha avuto la gentilezza di farmi estraniare dal mondo anche se solo per pochi istanti. Grazie Downlouders, lasciatemi un posto nella vostra astronave che arrivo. MS




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