Rock Impressions

Dead Heroes Club - A Time of Shadow DEAD HEROES CLUB - A Time of Shadow
ProgRock Records
Distribuzione italiana: -
Genere: New Prog
Support: CD - 2009

Non arrivano molti dischi rock dall’Irlanda, ma generalmente i gruppi irlandesi sono sempre interessanti, sarà forse perché in quella terra si suona da tutte le parti e ce sempre stata una grande cultura musicale, quindi ecco che questa band dal nome affascinante ha colpito subito la mia attenzione, grazie anche alla copertina magistralmente disegnata dall’illustratore ufficiale dei racconti di Tolkien Ted Nasmith. Questa band ha una formazione classica a cinque elementi, recentemente il tastierista Chris Norby è entrato in pianta stabile, mentre sull’album figura ancora come guest, alla guida c’è il cantante Liam Cambell (che ha pubblicato un disco solista ed ha una voce molto tipica, che ricorda un po’ Gabriel. A Time of Shadow è il secondo disco del gruppo, il primo sotto l’egida della ProgRock Records.

Il sound che emerge fin dai primi solchi è un New Prog epico, molto legato alla tradizione settantiana, un mix di Pallas e i King Crimson di Red, poi se andiamo più a fondo possiamo trovare l’influenza di un po’ tutti i grandi del genere dai Tull ai Floyd, ma la proposta dei Dead Heroes Club ha abbastanza personalità per conquistarsi un suo pubblico, grazie anche ad un ottimo affiatamento dei membri. Le strutture armoniche non sono troppo complesse e il taglio è vagamente hardeggiante, senza mai esagerare, questo rende fruibile l’ascolto. Il giro iniziale di “Theatre of the Absurd” è subito accattivante, poi le partiture diventano più rilassate e poetiche, ma negli oltre nove minuti ci sono molte cose e tutte piaceranno ai fans del genere. L’attacco di “Stranger in the Looking Glass” è molto Floydiano, mentre “The Center Cannot Hold” è decisamente hard rock, ma non è assolutamente un brano scontato. Bella anche la pomposa “A Gathering of Crows”, un po’ sottotono invece “The Sleepers Are Waking”. Ma il vero pezzo forte è la suite finale che da il titolo all’album, questo pezzo è un ottimo esempio di quanto riesce a fare la band, ineccepibile da un punto di vista compostitivo, ma non abbastanza sperimentale per chi vorrebbe un prog più coraggioso.

In definitiva questo album è un gran bel disco di classico prog, piacerà in particolare agli amanti dei Pallas e del New Prog, sicuramente meno a quelli legati al Canterbury sound e al jazz prog in particolare. GB

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