Rock Impressions

Dante - The Inner Circle DANTE - The Inner Circle
Selfproduced
Distribuzione italiana: no
Genere: Prog Metal
Support: CD - 2007

Alexander Gohs (voce), Markus Berger (chitarra, basso), Chritian Eichlinger (batteria) e Markus Maichel (tasiere) sono i Dante. Voglio aprire questa recensione con i nomi dei protagonisti, perché se lo meritano in maniera particolare. Stiamo parlando di Metal Prog, uno dei generi musicali (alla faccia della parola Prog) più standardizzati dell’intero panorama. I Dream Theater negli anni ’90, hanno portato al successo una nuova branca del Metal, evidenziando il lavoro delle tastiere ed apportando una tecnica incredibile, per il resto sino ad oggi , il 90% delle band sono state dei cloni. Sono pochi gli artisti che esulano da questa percentuale, possiamo citare i Pain of Salvation, i Three, i Tool o i Mastodon, ma per il resto poca cosa. Ed io applaudo a questi tedeschi dal nome altisonante, perché a differenza dei precedenti, alle spalle non hanno major, si autoproducono e credono in loro stessi. I risultati danno loro ragione, dalla musica espressa fuoriesce una cultura musicale davvero invidiabile, Metal arricchito dalla crema degli anni ’70 , come lo stile degli Yes o quello dei sempre poco (ed ingiustamente) considerati Gentle Giant. La qualità sonora è eccellente, a dimostrazione che anche da soli si può fare molto bene.

Per il diritto di cronaca, l’artwork è bello ed il cantato è in lingua inglese.
Apre il disco “Faded”, mettendo in risalto l’attenzione dei Dante per l’armonia. Non ci sono lezioni con tecnicismi esasperanti, quelli che secondo me affondano il genere intero, ma buone melodie ed un ottimo ritornello. Ovviamente ci sono i cambi di tempo, ma “Faded” più che altro è basato sull’enfasi cadenzata della struttura sonora. Undici minuti che volano in un istante, a conferma che tutto gira per il meglio, senza perdersi in inutili artifici. Sono sicuro che se un brano così lo avesse proposto un'altra band più famosa, ora saremmo qui a tessere le lodi di un capolavoro. La voce di Gohs non squilla e non raggiunge chissà quali vette, piuttosto si concentra nell’incastonarsi dentro al contesto musicale e aggiungo io, con risultati lodevoli. Tornando ai brani, quella che riscontriamo in “The Inner Circle” comunque sia non è innovazione, piuttosto buon gusto e la saggezza di saper gestire le proprie qualità. I cambi umorali capitano al momento giusto e perfino i brani più canonici come “Ghost From The Past”, assumono sempre un motivo d’interesse. Toccante la tastieristica “For I Am”, una perla di malinconia, come di rado accade incontrare. Certamente anche loro pagano pegno ai maestri del genere, come ad esempio in “Not Like Myself”, ma questo si sa, è fisiologico.
Altro motivo interessante è “The Giving & The Taking”, suddiviso in due parti, una fonte sulla quale attingere dissetanti emozioni.

Non conoscevo i Dante, questo disco mi ha colpito pur non facendomi gridare al miracolo, per cui personalmente mi annoto nel taccuino questo nome. In un genere come questo, è sempre più raro imbattersi in band del genere e spero davvero di cuore che possano trovare un buon contratto nel futuro, perché se alle spalle c’è una migliore produzione, c’è di conseguenza la possibilità di fare meglio. Ci crediate o no , io ora rischiaccio il tasto Play! MS

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