Rock Impressions

Daal - Disorganicorigami DAAL - Disorganicorigami
Mellow Records
Distribuzione italiana: si
Genere: Prog
Support: CD - 2009


Siamo abituati ai supergruppi stranieri e spesso proviamo un misto di invidia e di ammirazione nei loro confronti, in particolare per le spettacolari produzioni di cui possono godere, progetti curatissimi dall’artwork al sound, compreso tutto quello che sta in mezzo. E noi nel nostro paese? Stiamo a guardare con tutti gli ottimi artisti che abbiamo? Ovviamente no, dietro il nome di questo nuovo progetto ci sono le fervide menti di Alfio Costa (Prowlers, Tilion, Colossus Project) e Davide Guidoni (Taproban, vari side project), che hanno voluto dar vita ad un disco che nei risultati non ha nulla da temere a confronto delle produzini estere. Ma andiamo con ordine.

Disorganicorigami è un disco di moderno prog che ci colpisce fin dall’artwork fantascientifico curatissimo, che presenta delle splendide immagini soprattutto all’interno del cd, l’unico appunto che mi sento di fare a questo proposito è sulla scelta dei caratteri post moderni, che non sempre sono leggibili, soprattutto con le ridotte dimensioni di un cd, ma ovviamente è un parere personale, per il resto rinnovo i complimenti. La vera sorpresa arriva come iniziano a scorrere le note di “Holoclastica”, le atmosfere sono tese, cariche di tensione, incombe il suono di una sirena e le note spaziali delle keys di Costa, ma è poco più di un intro strumentale. “Chimaira” è ai limiti del prog metal, ma è così carica di suggestioni space e seventies, che sarebbe ingiusto relegarla a questo genere, in questo brano come ospiti troviamo Cristiano Roversi dei Moongarden al Chapman Stick e Flavio Costa alle chitarre. “Mo(o)nso(o)n” è molto sperimentale, con suoni siderali sostenuti da varie percussioni, la world music che si sposa con lo space rock, ospite Riccardo Paltanin al violino elettrico, che aggiunge un tocco spettrale al brano. “Brain Medley” con Alessandro Papotto al sax è davvero inquietante, visioni acide si uniscono ad un dark sound spettrale, questo è un brano per tutti gli amanti dei suoni oscuri. Più liquida e moderna è “The Dance of… Part.1”, una suite che vede ancora il contributo di Papotto, ma è ancora molto dark nella prima parte, poi parte un intermezzo in puro Canterbury sound, molto free jazz, per finire con uno space rock d’effetto. La title track è un breve intermezzo che sembra partorito dalla mente dei Goblin, adatto ad un filmato molto gotico. Con “A Saucerful of Secrets” ci tuffiamo nella psichedelia ai limiti del rumorismo, il cui unico filo conduttore è un ritmo tribale ripetuto in modo ossessivo e molto ipnotico, finale dichiaratamente molto pinkfloydiano, con l’unico intervento vocale ad opera di Laura Mombrini e Cristina Vinci. Il momento romantico del disco è rappresentato dalla intimista “Children of Our Dreams”, con il pianoforte in evidenza e gli interventi di Vincenzo Zitello ad impreziosire col flauto, violoncello e altri strumenti. La presente versione contiene la bonus track “Var Glas Var Dag”, un brano che rievoca i fasti e le suggestioni di certo krautrock.

Che disco questo dei Daal, alla faccia di chi pensa che il prog abbia già detto tutto. Di questi tempi fare un disco come questo necessita di una dose di passione enorme, ora sta al pubblico sostenere con entusiamo questo progetto, da un lato perché se lo merita e poi perché abbiamo ancora un disperato bisogno di dischi fatti col cuore, anzi di questi tempi sono sempre più necessari. GB

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