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            I texani Concept of God nascono come costola dei Solitude Aeternus, 
            infatti in formazione ne ritroviamo praticamente tutti i membri, inoltre, 
            come molti di voi già sapranno, il singer Robert Lowe è 
            oggi membro anche degli storici Candlemass. In realtà dalla 
            bio del gruppo si apprende che i Solitude stavano diventando i Concept 
            of God già nel ’99, ma poi varie vicissitudini avevano 
            prorogato fino ad oggi l’uscita del primo album sotto questo 
            moniker. Tutto ciò ha creato molte aspettative su questo titolo.
 
 Il cd colpisce fin dalle prime note, il sound è pieno, compatto, 
            un robusto doom metal molto vicino a quanto partorito dai maestri 
            Trouble e dai Candlemass, le ritmiche non sono troppo lente, ma bilanciano 
            molto bene tensioni oscure con un buon heavy metal classico e potente. 
            Ci sono tutti gli elementi tipici del genere e il gruppo non propone 
            soluzioni innovative e questa è la pecca più vistosa 
            dell’album, che piuttosto si concentra sullo svolgere il compito 
            in modo convincente, in questo almeno riesce molto bene.
 Nove sono i brani proposti e si parte con la programmatica “Past 
            Perfect”, nel titolo c’è tutto quello che troviamo 
            nel sound della band. “Visions” è uno degli episodi 
            più lenti e doom dell’intero album, niente di nuovo sotto 
            il cielo plumbeo del cimitero. “Soul Embrace” è 
            costruita su un riff di chitarra lunghissimo e articolato, sicuramente 
            uno dei momenti migliori del disco. “Hearing Voices” è 
            ancora classico heavy doom, articolato con grande maestria, ma anche 
            abbastanza prevedibile, comunque ben sopra la sufficienza. “Falling 
            Down” è un filler di media validità, non meglio 
            “Traces” e a questo punto il disco comincia ad appiattirsi, 
            restando sempre sopra la sufficienza, ma senza troppo carattere. La 
            mia attenzione torna a risvegliarsi con la lunga e sofferta “Unspoken”. 
            Chiude la rainbowiana “Man on the Silver Mountain” una 
            piccola sorpresa che impreziosisce il finale dell’album.
 
 Il doom è un genere di nicchia che ha i suoi eroi, con poche 
            vere novità. I Concept Of God sono dei continuatori, un gruppo 
            derivativo di buon livello, ma pur sempre derivativo. Date prima un 
            ascolto ai classici e se proprio siete dei patiti ed avete tutto, 
            rivolgete pure la vostra attenzione anche ai COG, vi potrebbero piacere. 
            GB
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