| La pianista e cantante Susan Clynes viene dal Belgio e questo è 
            il suo debutto discografico, un album registrato dal vivo durante 
            tre serate con tre formazioni diverse. La giovane artista ha attirato 
            le attenzioni della Moonjune grazie ad uno stile coinvolgente e passionale, 
            che condensa jazz, blues e cantautorato pop con grande personalità. 
            Le undici composizioni proposte sono tutte sue.
 
 Si parte con “Life is” con la Clynes da sola, una canzone 
            triste dove dominano il pianoforte e la voce ricca di Susan, non ci 
            sono virtuosismi o esibizioni di tecnica, la nostra gioca a mostrare 
            tutto il suo feeling e la sua abilità consiste nel creare atmosfere 
            di grande bellezza. In “A Good Man” Susan è accompagnata 
            da un basso e da una batteria, l’inizio sembra intimista, ma 
            quasi subito il pezzo prende ritmo e si trasforma in un rock incalzante, 
            bel brano, divertente. L’altra formazione comprende la Clynes 
            e un violoncellista, l’intensità è altissima e 
            la possiamo ascoltare nel brano “Childhood Dreams”. Il 
            lato più jazz viene mostrato nella lunga “Les Lames”, 
            quasi interamente strumentale, un pezzo con tanti cambi d’atmosfera, 
            dove il violoncello regala pennellate di poesia pura. In “Tuesday 
            Rain” si sentono i rumori tipici di sottofondo dei locali dove 
            spesso suonano i jazzisti, rumori di stoviglie e di un pubblico non 
            sempre attento a quello che si suona, ma anche questo fa parte della 
            vita di questi musicisti, che spesso offrono più di quanto 
            ricevono, come in questa bellissima canzone intimista. Basso e batteria 
            ritornano in “Ileana’s Song” un pezzo in bilico 
            tra jazz e cantautorato d’autore, brava. Piuttosto oscura “When 
            You’re Dead”, il violoncello è incalzante e il 
            ritmo pure, con tema vagamente ossessivo, che viene ripreso e rielaborato 
            continuamente. “Pigeon’s Intrusion” è interamente 
            strumentale, col piano che duetta col violoncello in modo incantevole, 
            il finale è in crescendo con un apice di grandissimo vigore. 
            “Le Voyage” è uno strumentale con la sola Susan, 
            che intensità, la dimostrazione che per emozionare non serve 
            essere dei supervirtuosi. “Linear Blindness” è 
            ancora un bel brano, ma è la conclusiva “The Butterflyes” 
            a conquistarci definitivamente, un brano ipnotico che richiede più 
            di un ascolto per entrare, ma che possiede una grande forza.
 
 Bella opera prima di questa cantante pianista che incanta, non è 
            facile dar vita ad un album come questo, molto più facile è 
            non accorgersi di quanto sia incantevole. GB
 
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