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            gruppo giapponese dedito ad una sperimentazione esasperata, prog ai 
            confini di qualsiasi definizione, trattandosi spesso di noise music. 
            Alcuni punti di riferimento sono riscontrabili nei King Crimson più 
            folli e, ovviamente, nei Magma più acidi.
 Questo progetto very underground è nato dalle ambizioni del 
            saxofonista Shin Sugawara a cui si è aggiunto nel '95 il chitarrista 
            Junichi Kishimoto, mentre sui tre cd che stiamo ascoltando compaiono 
            vari ospiti.
 
 Il primo album TR offre settanta minuti di musica acida e ruvida, 
            ma anche molto geniale, un sound assai difficile da digerire, ma che 
            si svolge come una matassa ascolto dopo ascolto. Come ospite c'è 
            un batterista che si esibisce anche in vari urli ed effetti vocali. 
            Bisogna essere pazienti e mentalmente molto aperti per avvicinarsi 
            a questo prodotto e con un po' di costanza si incomincia a subire 
            il fascino della sua indole selvaggia. Tra l'altro questi generosi 
            musicisti hanno avuto la bontà di mettere all'inizio i pezzi 
            più ostici! I brani sono quattordici, tutti piuttosto diversi 
            e interessanti, ma anche molto duri, la chitarra è tagliente 
            come un rasoio, mentre il sax sembra posseduto da un demonio, il tutto 
            sorretto da un drumming in assoluta libertà espressiva.
 
 Per MI i Cherno restano in due e usano dei campionatori per le parti 
            di batteria, il suono è meno aggressivo del lavoro precedente, 
            infatti c'è molta più ricerca melodica, ma lo spirito 
            sperimentale resta intatto. Il baricentro dell'interesse dei nostri 
            per questo lavoro si sposta verso l'elettronica, sempre coniugata 
            con suoni di chitarra spesso molto taglienti. Nel complesso è 
            un album meno ostico del precedente, ma anche meno affascinante.
 
 Il terzo capitolo recupera in aggressività, ma questa viene 
            tenuta al guinzaglio da un impianto jazz più riconoscibile 
            rispetto agli episodi precedenti. E' sicuramente il lavoro più 
            maturo e accessibile dei questo folle duo e, in oltre un'ora di musica 
            dal fascino indiscutibile, offre tutti gli ingredienti e le soluzioni 
            sperimetate in oltre dieci anni di attività. GB
 
 Altre recensioni: Complicity Vision
 
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