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            I Chantry nascono nel 2005 come one man band su progetto di Alessandro 
            Monopoli e, circa un anno fa, hanno pubblicato un primo album interamente 
            strumentale dal titolo The Emancipation of Elisabeth, oggi il progetto 
            si è arricchito della cantante Federica Sabatini, che ha un 
            passato segnato da varie esperienze musicali, che vanno dal jazz al 
            punk. Lo stile della band è rimasto inalterato, ma ovviamente 
            l’ingresso di una singer ha cambiato notevolmente il sound dei 
            Chantry.
 Il primo brano “Joshua Knows Me” per la verità 
            mi è sembrato un classico brano in stile simil Dream Theater 
            più oscuri, ben realizzato, ma che non mi ha colpito molto. 
            Alessandro ama mettere in mostra la propria abilità e qualche 
            volta eccede in tecnicismi, mentre in questa prima traccia le doti 
            di Federica sono quelle che emergono meno, mentre nel seguente “Last 
            Breath Alone” si inizia ad avvertire la forte personalità 
            di questa singer, che esplode in tutta la sua bravura in “My 
            Evil Self”, dove ci regala alcuni passaggi da brivido, che mi 
            hanno fatto davvero impressione. Alessandro da parte sua non perde 
            occasione per intessere partiture complesse e per dimostrarci quanto 
            sa fare e di sicuro si dimostra creativo. Non male le progressioni 
            “Primrose”, stavolta sono le parti musicali a colpirmi 
            di più, anche se a volte sono fin troppo complesse. “Fragile” 
            è ai limiti del power metal, con alcune influenze estreme. 
            In contrapposizione la strumentale “My Way Home” gioca 
            la carta dei suoni acustici di chitarra, Monopoli esprime dei fraseggi 
            davvero pieni di gusto. “In the Blood” non aggiunge molto, 
            meglio la complessa ed epica “For the World Is Hollow”, 
            che presenta un andamento solenne e teatrale di buon impatto. Il finale 
            è una specie di breve outro affidato ad piano molto romantico.
 
 Questo album ha dimostrato una grande versatilità di questi 
            artisti e lascia immaginare un futuro ricco di stimoli, speriamo solo 
            che il mercato italiano, che è sempre stato piuttosto difficile, 
            non blocchi le buone premesse ascoltate. GB
 
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