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            Erano sei anni 
            che i bolognesi Central Unit non si riproponevano al pubblico del 
            Progressive Rock. Sotto la supervisione di Vannuccio Zanella, la band 
            propone nove nuovi brani. La proposta è alquanto allettante, 
            perché le note si compongono fra Jazz Rock e Progressive, con 
            l’intervento di suoni Sampler. La personale sensazione è 
            di ascoltare una band anni ’70 con in mano la più moderna 
            strumentazione. La band è composta da Alberto Pietropoli (sax, 
            flauto e voce), Roberto Carmelli (sampler e voce), Riccardo Lolli 
            (voce e tastiere), Enrico Giuliani (basso) e da Andrea Ventura (batteria).
 Il mondo Central Unit si apre a noi con una frenetica “Maintenumb”, 
            dove l’elettronica gioca un ruolo importante, tanto quanto il 
            sax di Pietropoli. Le tastiere sono onnipresenti, punto focale delle 
            composizioni. Frangenti più introspettivi aprono la mente di 
            chi ascolta, fornendo una musica riflessiva, come in “Wooden 
            Bread”, qui si possono assaporare i migliori Central Unit. Giochi 
            chiaroscuri con “Bankful Of Money”, rappresentati da un 
            flauto in apertura del brano, il primo cantato. Musica più 
            essenziale rispetto la precedente, ma in continua evoluzione, un crescendo 
            sia sonoro che emotivo. Il gruppo è coeso ed il suono di buona 
            personalità. Non disdegnano passaggi psichedelici, il tutto 
            per coronare un sound quantomeno personale. “FeldPato” 
            cela numerose sorprese, immaginate di miscelare i primi Porcupine 
            Tree con i Perigeo! Certamente non è musica da ascoltare distrattamente, 
            in quanto in essa transitano molte idee e soluzioni, pane per gli 
            appassionati della musica per la mente. Qui Rossana Glorioso, special 
            guest, si diletta in coralità toccanti. “Ballamme” 
            mostra i muscoli, ritmo sostenuto e sax in evidenza. “See You” 
            fornisce un atmosfera sbiaditamente malinconica, una piccola colonna 
            sonora che potrebbe far parte di qualsiasi film, in quanto capace 
            di far sorgere immagini avanti agli occhi di chi ascolta. Gli arrangiamenti 
            in questo caso sono a dir poco perfetti. Torna l’elettronica 
            con “Too Late” e la voce di Rossana, impostata in maniera 
            decisamente Jazzy, dialoga nuovamente con il sax. “Hear Your 
            Shadow” è forse la canzone più commerciale dell’intero 
            lavoro, con un ritornello semplice e godibile, mentre “Perno 
            Moncone” osa di più e chiude fra Psichedelìa e 
            ricerca sonora.
 
 Questo ritorno dei Central Unit non deve passare inosservato, perché 
            è un lavoro coraggioso che non disdegna la melodia canonica. 
            Onore al merito. MS
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