Rock Impressions

Domenico Cataldo - The Way Out
DOMENICO CATALDO - The Way Out
Videoradio / GC International
Distribuzione italiana:
si
Genere: Virtuoso
Support: CD - 2011

Il chitarrista compositore Domenico Cataldo è prima di tutto un amante della musica, in quanto da essa ha saputo cogliere certi frutti. Nel suo paniere ci si trova Jazz, Rock, Fusion e Progressive Rock, questo tanto per chiarire la caratura culturale al riguardo. Cataldo oltre che compositore, arrangiatore e programmatore è il chitarrista e bassista di tutto “The Way Out”, terzo lavoro in studio e primo per la Videoradio. Nel percorso composto da sette segmenti sonori, l’artista si fa accompagnare dalle tastiere di Samuele Dotti. Quello che viene all’evidenza nell’ascolto è l’ottima tecnica, messa comunque al servizio della composizione, infatti non ci sono canzoni asfissianti o logorroiche, dove le scale sonore vengono prese d’assalto, qui si bada molto all’emotività.

La breve ed introduttiva “Limbo” addentra nel mondo sonoro di Cataldo, dove si possono incontrare personaggi come Joe Satriani o Steve Morse. Quindi anche chitarre dure, non solo acustiche e qualche fuga elettrica, ma come dicevo, al servizio della composizione, tutto questo in “Pay Attention”. Melodie Acustiche invece in “Awaiting” dove Cataldo mette sulla strada la sensibilità della propria anima, anzi nella “Strada Di Fuori”. La musica è una specie di schiaffo e bacio, quel gioco che si faceva nel tempo passato, quando ancora la tecnologia ci lasciava vivere il contatto umano diretto in santa pace. “Land Of Desire” è solare, calda, il lato più giocoso dell’artista, il quale tenta di mettere sul piatto efficacia e divertimento. Ci pensa “The Way Out” a graffiare il nostro udito, proprio qui si ascolta il Cataldo più ricercato e Progressivo. Le dita corrono più veloci sopra la tastiera e lavorano di adrenalina. “I’m Searching For A New Identity” la dice tutta letteralmente sulla voglia di ricercare, un modo di comunicare con gli altri, una perlustrazione interiore che, diciamo la verità, spesso facciamo anche noi con o senza la musica. Il buon Battiato diceva: “Cerco un centro di gravità permanente…”. Il disco si conclude con l’ottima “Finally I Can See The Universe “, un breve viaggio nel mondo di un artista che a mio modo di vedere, potrebbe dire molto di più se coadiuvato da una vera e propria band.

Un disco onesto che grida al mondo “Io esisto” e ci riesce anche bene. Ora però lo attendo alla prova di un disco più lungo (qui siamo sui 28 minuti), le premesse per fare bene ci sono davvero tutte. MS


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