Rock Impressions

Brother K - Degeneration Beat BROTHER K - Degeneration Beat
Festa della Musica Brescia
Genere: Jazz
Support: CD
- 2018


Chi frequenta le librerie, chi mastica cultura, chi cerca di capire cosa sia successo nell’arte contemporanea dalla fine della seconda guerra mondiale in poi ha sicuramente sentito parlare della Beat Generation. Un movimento culturale nato negli USA che ha influenzato profondamente tutte le arti. Tutto è nato da un gruppo di scrittori fra i quali possiamo ricordare Jack Kerouac, Allen Ginsberg, Neal Cassady, William Burroughs. Nella musica il fenomeno ha assunto proporzioni gigantesche, anche se molti (consumatori) ne ignorano per lo più le connessioni. I Brother K si sono formati all’inizio del nuovo millennio per tributare un omaggio alla figura di Kerouac in modo originale, mediante l’unione di un profondo studio dei testi con una seria ricerca musicale.

Il disco era stato registrato attorno al 2004, ma mai pubblicato. Grazie all’Associazione Festa della Musica di Brescia, nella figura del suo coordinatore artistico Jean Luc Stote, finalmente Degeneration Beat viene stampato in una versione rimasterizzata. Il progetto è nato su impulso del cantautore Alessandro Ducoli e del singer Boris Savoldelli. Si sono poi aggiunti Federico Troncatti alle tastiere, Andrea Bellicini alla chitarra e Andrey Kutov, sempre alle tastiere. Fernanda Pivano (la grande traduttrice dei testi degli autori beat) ha partecipato alla stesura delle liriche. In molti hanno prestato il loro contributo per la riuscita del progetto. Voglio citare almeno Mark Murphy, fra i cantanti sperimentali più innovativi, che ha offerto la sua voce per il brano spoken “Subterraneans”.

Musicalmente l’album si muove su diversi fronti, anche se il blues e il jazz ne costituiscono l’ossatura. Savoldelli è l’interprete principale dei brani e la sua voce è semplicemente perfetta, italianamente newyorkese, fa impressione leggere quello che lo stesso Murphy scrive di lui (che è stato suo allievo), il suo stile incanta ad ogni ascolto. Poi il lavoro della Pivano ha sicuramente smussato angoli e spigoli della nostra lingua, facendo musica con le parole, nel perfetto spirito di Kerouac, che cercava una scrittura “musicale”. C’è anche molta sperimentazione e modernità, ci sono momenti rock e altri free con tanta improvvisazione, su tutto grande classe, grazie a musicisti preparati ed emotivamente coinvolti. Questo lavoro in un certo senso sembra una colonna sonora, è molto cinematografico, sensoriale, ma anche questo ha il preciso obiettivo di celebrare lo scrittore americano, perché gli autori beat cercavano di rappresentare il reale, il disagio, le contraddizioni della modernità. Poesia metropolitana resa in musica. GB

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