Rock Impressions

.
***** OVER THE TOP *****
.
David Bowie - Black Star DAVID BOWIE - Black Star
Columbia / Sony Music
Distribuzione italiana: si
Genere: Rock
Support: CD - 2016


Sono ancora ammutolito dalla notizia della morte di Bowie, ma ho voluto ugualmente confrontarmi con questo suo testamento musicale. Tante sono le emozioni che ho provato e ancora di più sono quelle che suscita l’ascolto di questo disco, unico e assoluto. Sull’importanza artistica e musicale del Duca Bianco si sono spesi fiumi di parole e non credo di poter aggiungere molto. Dalla fine degli anni ’60 è stato modello per un numero infinito di artisti. Mi sono chiesto perché, credo che ci sia una parola che riassume tutto il suo percorso: libertà. Bowie, cantautore, musicista, attore e pittore, è stato un modello perché ha incarnato meglio di chiunque altro la libertà di esprimersi, incurante di mode e stili.
Black Star è uscito il giorno del suo sessantanovesimo compleanno, due giorni prima della sua dipartita. Sembrerebbe quasi una beffa del destino, ma lui sentiva che questo sarebbe stato il suo ultimo album, il suo ultimo atto d’amore per i suoi fans. E ha infuso in questo disco tutta la sua forza espressiva.

Black Star è un disco oscuro, la grafica è severa, con i testi scritti in nero lucido su nero opaco, rendendoli quasi illeggibili. Si parte col brano eponimo, i suoni sono post moderni, sperimentali, molto spesso fortemente dark, con ritmiche complesse, tutto è tenuto insieme da melodie suadenti, oniriche, ma è quasi una suite che cambia forma e apre a passaggi ai limiti dell’art rock. Non è musica classificabile, sembra quasi che Bowie abbia voluto racchiudere in questo brano un caleidoscopio di idee, restando in qualche modo sempre fedele al suo stile peculiare. Un brano che più lo riascolto e più lo trovo carico di vibrazioni potenti. “’Tis a Pity She Was a Whore” è un brano duro, scandito da una batteria incalzante, mentre il cantato ricorda vagamente certe melodie anni cinquanta e i fiati si librano in un free jazz vagamente folle, una serie di contrasti abbastanza insoliti, ma che funzionano meravigliosamente bene, pop d’avanguardia. “Lazarus” è semplicemente perfetta, il suo incedere marziale, la malinconia di fondo, per tutti questo è il canto funebre di chi chiede di essere guardato nel suo dramma, ma che ora è in cielo. Non riesco a non commuovermi ascoltandola, un brano ancora una volta profondamente dark. Bellissimo anche il video, forse un po’ burtoniano, ma molto toccante. Anche “Sue (Or In a Season of Crime)” è molto dura, con un ritmo che non lascia respiro, un altro canto di dolore apocalittico, dove la sperimentazione e le improvvisazioni lanciano richiami allarmanti. “Girl Loves Me” continua a proporre questo mix di pop e sperimentazione, mescolando suoni acidi a bei motivi. “Dollar Days” è molto british, ma in questo disco niente è quello che sembra e presto la voglia di stupire l’ascoltatore emerge in sezioni ariose, che fanno decollare il brano. Senza soluzione di continuità parte “I Can’t Give Everything Away”, che suggella il disco con un’altra bella aria in linea col repertorio del Duca, senza comunque disdegnare di elargire ancora vibrazioni aliene, polvere di una stella nera.

Con il suo ultimo disco, David Bowie ha trasformato la sua morte in un’opera d’arte. Non mi sento di aggiungere altro. Grazie David! GB




Flash Forward Magazine

Indietro a Ultime Recensioni


Indietro alla sezione B