Rock Impressions

Boohoos - Rocks For Real The BOOHOOS - Rocks For Real
Minotauro / Markuee
Distribuzione italiana: si
Genere: Hard Rock / Sleazy
Support: Ep 1984 - CD
- 2013


Altra ristampa di lusso in paper sleeve ad opera della storica Minotauro di Marco Melzi, che questa volta riporta alla luce un disco uscito originariamente nel 1989 per la Electric Eye. Ricordo molto bene quando nell’underground italiano fece capolino l’Ep di debutto dei pesaresi Boohoos, all’epoca avevano tra le fila anche Paul Chain in veste di tastierista e il genere proposto era un garage metal psichedelico fra Stooges e il Lou Reed più duro, una vera sensazione per il nostro tormentato panorama rock italiano. Il disco venne accolto in modo entusiastico dalla critica dell’epoca e ne seguì a breve l’ellepì Moonshiner, più decadente, ma sempre molto interessante. Qualche inevitabile cambio di formazione ed ecco questo nuovo titolo, che in realtà ha segnato una svolta molto decisa nel sound della band. Poi a sorpresa lo split e una delle band più promettenti del nostro panorama esce di scena.

Il disco si apre con un intro dal sapore cinematografico, poi entra una chitarra secca che segna l’avvio di “Heartbeat City” con un riff micidiale tra Aerosmith e Hanoi Rocks, la sezione ritmica pompa precisa e soprattutto sorprende la buona produzione, che in quel periodo non era affatto scontata come oggi. Lo stile è un perfetto sleazy rock con l’abbandono deciso per ogni tentazione psych, al limite è rimasto qualcosa del garage, ma in chiave punk, infatti un’altra formazione che mi viene in mente sono i Lords of the New Church del terzo album The Method to Our Madness. “Bad Loser” mostra che il gruppo ha un songwriting fresco ed energico, che non scopiazza ma cerca una propria strada. Molto americana invece è “King’s Promenade”, che sa di California, bello il gioco ritmico. Bella la ballata in chiave blues acustico “Soldier of Fortune”, vagamente zeppeliniana. “Bangkok” è un rock ‘n’ roll molto sporco, il riferimento al gruppo di Monroe non è certo un caso, la band comunque mantiene una forte credibilità. Con “Take it For Love” si torna al gruppo di Tyler, un hard rock stradaiolo che ha il pregio di essere davvero molto ben confezionato. “For Absent Friends” è un blues disperato e sensuale piuttosto convenzionale, buona la parte di chitarra. L’ultimo pezzo del gruppo è l’efficace “Catwoman”, un hard rock diretto, con un ritornello che si stampa subito in testa, si ci sapevano davvero fare. Chiude la bella cover di “Sufraggette City” di Bowie, a ribadire una vicinanza artistica che è molto sentita.

Un peccato che una formazione così sia sparita, di sicuro sarebbero stati capaci di movimentare per bene il nostro stanco panorama, purtroppo non è andata come avrebbe dovuto, ci resta quindi solo la possibilità di riscoprire questo disco di grande rock, alla facciaccia di chi non crede alla via italiana al rock, una volta di più questo disco è la conferma di come non siamo secondi a nessuno, se solo ci viene data la possibilità di dimostrarlo… ma questa è un’altra storia. GB


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