Rock Impressions

Tomas Bodin - She Belongs to Another Tree TOMAS BODIN - She Belongs to Another Tree
Selfproduced
Distribuzione italiana: -
Genere: Prog
Support: CD (download) - 2015


Sono passati circa dieci anni da quando ho ascoltato un lavoro solista di Tomas Bodin, conosciuto principalmente per la sua militanza nei Flower Kings. Nel frattempo il prolifico tastierista ha prodotto altri due album solisti ed ha contribuito a numerosi progetti, nel suo sito potete trovare la sua ricca discografia. La cosa che mi ha colpito di Bodin è la forza creativa espressa con I Am , poi però avevo un po’ perso la continuità col resto della sua produzione.

Questo disco mi è arrivato in forma digitale e non conosco le note tecniche, ma sembra che Tomas si sia occupato di tutto. I brani proposti sono otto e si parte con la lunga “Dried Leaves from the Sky”, quasi una suite in classico prog style, ma non sarà proprio così. L’inizio ha un sapore epico, molto solenne, per poi prendere delle movenze neo classiche che rimandano ai notturni di Chopin. E anche se Bodin inserisce parti moderne a mediare il tutto, riesce a mostrare la sua sensibilità più romantica. Poi verso il finale il brano assume dei connotati elettronici che sorprenderanno qualche ascoltatore, in finale si approda ad uno space rock abbastanza psichedelico. La registrazione non è bilanciata bene e alcuni suoni alti sono troppo forti. Anche in “When a Ballerina Fish made Her Gum Crawl” ritroviamo accenni space, ma sembra più di ascoltare un brano in stile Gong. Questo è ancora più evidente con la visionaria “Damn, I was Stung by a Zap Goblin”, dove il titolo dice già tutto. La title track riesce ad essere ancora più visionaria e folle, Bodin ha proprio dato via libera alla sua fantasia, gettandosi in composizioni ardite e molto libere. Verso il finale di questo lungo brano si ritorna su atmosfere dal sapore neo classico. Lo spirito più frivolo e anche un tantino allucinato torna prepotente nella breve “A Drama Queen in a Sky Bar”. Molto atmosferica è “The Sloths are Never Climbing Inwards”, mentre “Dancing a Tree in a Paranormal Café” è onirica e melliflua e potrebbe risultare uno dei brani che saranno più apprezzati dal vecchio pubblico del nostro. Chiude “Night Forest”, un po’ lenta, come l’allungarsi di certe ombre… quando la notte prende il sopravvento sulla luce e la malinconia cala dolcemente sulle anime inquiete.

Questo nuovo album di Bodin è interamente strumentale e non mi risulta ci siano altri musicisti coinvolti, per questo risulta un po’ autoreferenziale e non è sempre un bene. È abbastanza diverso da quelli che conoscevo, ma forse Tomas ha espresso il suo lato più vero, dove esprime il suo io più profondo. Ci sono dei difetti a livello di registrazione, ma questi non impediscono di apprezzare le composizioni del nostro, che continua a dimostrarsi musicista dalla forte sensibilità. GB

Altre recensioni: Pinup Guru, Sonic Boulevard, I Am

Interviste: 2003; 2005

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