| La band ligure capitanata da Enrico Lanciaprima (basso e voce) pubblica 
            il quarto album, a seguito di un percorso in crescita costante che 
            li ha portati ad essere uno dei gruppi più rappresentativi 
            della label genovese specializzata in occult rock. La loro miscela 
            di heavy metal, progressive rock e dark sound si è via via 
            affinata e oggi possiamo dire che la band ha raggiunto una discreta 
            maturità.
 
 Questo nuovo lavoro segue i precedenti mantenendo la rotta di un percorso 
            coerente. Le nove tracce presenti mostrano una scrittura ricercata, 
            sempre tesa a nuove soluzioni. Il disco si apre con un “notturno” 
            di piano che introduce ad una sfuriata metallica di grande rabbia, 
            una veloce discesa in un inferno musicale. Praise of Folly è 
            più doom, un ritmo cadenzato la fa sembrare una marcia funebre. 
            Il cantato di Monica Santo è un po’ il punto debole del 
            pezzo, è brava ed ha una bella voce ma credo che dovrebbe osare 
            di più, sarebbe più efficace se cercasse di essere più 
            “cattiva”, metterci un po’ di grinta nel canto. 
            Damage Done è dominata da un riffing assassino, una potente 
            cavalcata metal sulfureo nella migliore tradizione del genere, penso 
            a band di metal osccuro come Angelwitch e Witchfynder. Ricco di variazioni 
            risulta sempre convincente. From Hell si distacca dai brani precedenti 
            per avvicinarsi ad atmosfere che mi ricordano il primo Paul Chain. 
            A Blue Monster In My Heart è uno strumentale metal sulfureo, 
            ma dove la band si esprime al meglio è nella misteriosa e visionaria 
            Who Are You? dove si toccano vertici di grande epicità. In 
            Shades la band mostra il suo lato più prog, l’inglese 
            usato non è proprio fluente, però il pezzo ha un buon 
            incedere. Anche Sea Of Glass mostra la propensione del gruppo per 
            strutture complesse e per un finale tutto in chiave progressive ecco 
            la conclusiva Colourful, una ballata elettrica che giunge come un 
            balsamo per lenire le sfuriate iniziali.
 
 I Blue Dawn si confermano essere una band capace, tecnicamente validi, 
            dovrebbero lavorare un po’ più sul cantato, come ho detto 
            sopra quello che mio parere manca è un briciolo di "cattiveria", 
            di grinta nella voce. GB
 
 Altre recensioni: Blue Dawn; Edge 
            of Chaos
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